VIDEO: Irish Film Festa 2016 | Highlights

Highlights dalla nona edizione di Irish Film Festa (7 – 10 Aprile 2016)

Dathaí Keane (regista – “An Klondike”, “1916 Seachtar na Cásca”)
Pierce Boyce (regista – “An Klondike”, “1916 Seachtar na Cásca”)
Sean T. Ó Meallaigh (attore – “An Klondike”, “1916 Seachtar na Cásca”)
Dara Devaney (attore – “An Klondike”)
Paul Mercier (regista – “Pursuit”)

Music by Sophonic Media, http://instrumentalsfree.com

Wait e Violet sono i corti vincitori di Irish Film Festa 2016

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Nella serata di sabato 9 aprile si è tenuta, nella Sala Deluxe della Casa del Cinema di Roma, la premiazione del concorso riservato ai cortometraggi della nona edizione di Irish Film Festa (7 – 10 aprile 2016).

La sezione concorso nata nel 2010 ha proposto quindici opere, delle quali dieci in live action e cinque d’animazione.

La giuria composta da Jacopo Chessa, direttore Centro nazionale del cortometraggio, Ilaria Mainardi, scrittrice; Damiano Panattoni, critico cinematografico e Manuela Santacatterina, critica cinematografica, ha assegnato i seguenti premi alla presenza dei registi e della direzione artistica:

Miglior Cortometraggio Live Action a:
Wait (2015) di Audrey O’ Reilly, prod. Lyndzi Doyle, 11’43”
Con la seguente motivazione: “Per la sua capacità di trattare un tema così spesso dibattuto da letteratura e cinema come quello del rapporto padre/figlio che può essere conflittuale ma, al tempo stesso, viscerale, raccontandolo in una chiave inedita, immersa nel contemporaneo e metaforica”

Miglior cortometraggio Animation a:
Violet (2015) di Maurice Joyce, prod. Nuria G. Blanco and Mark Hodkinson, 7’59”
Con la seguente motivazione: Per il suo saper raccontare, attraverso un filtro animato da sfumature dark, l’adolescenza, la femminilità e il coraggio di saper crescere.

Tre domande a… Maurice Joyce, regista di Violet

Violet Irish Film Festa 2016

 
Violet è una ragazzina che odia la propria immagine riflessa nello specchio. La sera del ballo della scuola, stanca di essere maltrattata, l’immagine di Violet decide che ne ha abbastanza. Violet di Maurice Joyce, narrato dalla bellissima voce di Aidan Gillen, è il cortometraggio vincitore di Irish Film Festa 2016 per la categoria animazione.

Ecco la nostra breve intervista a Maurice Joyce. Congratulazioni!

 

La sinossi di Violet descrive la storia come una «cautionary tale»: puoi dirci qualcosa riguardo al lavoro dello sceneggiatore Mark Hodkinson?

Mark voleva affrontare il tema della mancanza di autostima, mostrando quanto le persone possano essere autodistruttive. È un argomento che riguarda da vicino molti di noi, soprattutto nel periodo dell’adolescenza, che è appunto l’età di Violet. In sostanza la storia ci invita a non diventare i nemici di noi stessi – ci sono già abbastanza bulli, non abbiamo proprio bisogno di maltrattarci da soli! Si tratta di un messaggio decisamente contemporaneo, ma Mark ha voluto raccontarlo come una vecchia fiaba, o una cautionary tale, scrivendo la sceneggiatura come una poesia – l’effetto è quello di un adulto che legge una storia spaventosa a un bambino.

 

I riflessi hanno un ruolo importante nella storia di Violet, così come le simmetrie e i pattern sono usati sia nel disegno dei personaggi sia nella composizione degli sfondi. Come hai lavorato sull’aspetto visivo del corto?

Sì, i riflessi hanno un ruolo importante, e volevo che fosse evidente in ogni aspetto del film: molti sfondi sono simmetrici, guardati da una prospettiva frontale, e persino la musica usa delle forme speculari, che ci fanno ascoltare il tema di Violet al contrario quando sullo schermo appare il suo riflesso. Poi ci sono alcuni dettagli che potrebbero sfuggire a una prima visione: ad esempio il riflesso di Violet che prende il posto della ragazzina non ha a sua volta un riflesso. Nella sala da ballo, tutti gli altri ragazzi si rifletto sul pavimento lucido, tranne lei.

 

Perché hai scelto Aidan Gillen come Narratore?

Guardando Game Of Thrones ci siamo detti che la sua era una voce perfetta per Violet – è saggia, e al tempo stesso affilata. Abbiamo avuto anche un po’ di fortuna, perché conosciamo Aidan e siamo amici di suo fratello, quindi fargli avere la sceneggiatura non è stato difficile. A lui è piaciuta ed è stato contento di prendere parte al corto. Non solo, ha anche insistito per farlo gratis (e noi andava benissimo, visto che avevamo un budget piccolissimo!). Alla fine lo abbiamo pagato dandogli tutto cià che voleva durante la registrazione. Insomma, quanto costa avere Aidan Gillen come Narratore del tuo cortometraggio? Due banane e una bottiglia d’acqua.

Tre domande a… Audrey O’Reilly, regista di Wait

Wait, Irish Film Festa 2016

 
Quando un’importante gara di piccioni e una delle rare visite di suo figlio Martin coincidono, Charlie aspetta ansiosamente un buon ritorno a casa: Wait di Audrey O’Reilly è il cortometraggio in live action vincitore dell’edizione 2016 di Irish Film Festa.

Ecco la nostra breve intervista a Audrey O’Reilly. Congratulazioni!

 

Perché hai scelto di ambientare la storia di Wait nell’ambiente delle gare di piccioni?

Mio fratello e mio padre amavano molto i cani ed erano entrambi appassionati cacciatori, così sono sempre stata interessata al modo in cui gli uomini legano tra di loro attraverso lo sport e gli animali. In seguito, nel periodo in cui studiavo al Ballyfermot College, ho realizzato un documentario scolastico dedicato proprio alle gare di piccioni. Per qualche motivo è un mondo che mi affascina. Penso che i piccioni saranno protagonisti anche di un mio lungometraggio, prima o poi.

 

Come hai lavorato sul set con gli attori protagonisti Owen Roe e Rory Keenan?

Già solo il fatto di scegliere Owen e Rory è stato come avere metà del lavoro già fatto. Sono naturalmente due attori straordinari, e in più li avevo già visti nei ruoli di padre e figlio (lavorano insieme da quando Rory aveva dodici anni), quindi sapevo che tra di loro si era già creata quella familiarità di cui avevo bisogno per il corto. Poi, sul set, piuttosto che guidarli in modo preciso, ho preferito lasciarli liberi di arrivare ai personaggi a modo loro (peraltro, Owen mi ha fatto notare che per lui questo era il primo ruolo non da cattivo!)

 

Dove è stato girato il corto?

Gli interni a Bray, nella contea di Wicklow, mentre le scene legate alle gare sono state girate al Sarsfield Pigeon Racing di Ballyfermot, dove avevo già realizzato quel documentario. E diversi attori che vediamo nel corto avevano già preso parte al documentario.

 

An Klondike all’Irish Film Festa 2016

An Klondike - Irish Film Festa
Seán T. Ó Meallaigh e Dara Devaney con Susanna Pellis – foto: Guido Cavatorta

 
Venerdì 8 aprile 2016 all’Irish Film Festa è stato proiettato An Klondike, il primo western girato in Irlanda e quasi interamente recitato in gaelico. Il regista è Dathaí Keane, che al festival di quest’anno presenta anche la serie storico-documentaristica Seachtar na Cásca dedicata ai sette firmatari della dichiarazione d’indipendenza del 1916, e ha incontrato il pubblico accompagnato dal produttore Pierce Boyce e dai protagonisti Dara Devaney e Seán T. Ó Meallaigh.

 

An Klondike nasce come serie televisiva

Pierce Boyce (produttore) – In collaborazione con il canale televisivo il lingua gaelica TG4, abbiamo deciso di realizzare una miniserie: nel corso della lavorazione ci siamo però resi conto che gli attori avevano davvero qualcosa di speciale, e lo stesso Dathaí aveva già avuto l’intuizione di trarne una versione cinematografica.

 

Le differenze tra la versione cinematografica e quella televisiva

Dathai Keane (regista) – L’idea per lo sviluppo della versione cinematografica è arrivata durante il montaggio della serie televisiva, quando abbiamo capito che, così com’era, il racconto non avrebbe retto il grande schermo. Così abbiamo deciso di concentrarsi sul percorso compiuto dal personaggio di Séamus Connolly, interpretato da Dara Devaney. In più, il finale della serie è più aperto, perché prevediamo già di girarne un seguito.

 

La lingua gaelica

Seán T. Ó Meallaigh (attore) –  Non ci sono grosse differenze per quanto riguarda la recitazione: la lingua è solo un veicolo, e lo sviluppo dei personaggi prescinde da essa. Vorrei però sottolineare che è bello vedere sul grande schermo dei personaggi che parlano con naturalezza tra di loro in lingua gaelica. Noi stessi in questi giorni, qui a Roma, usiamo il gaelico.

Dara Devaney (attore): Siamo dei privilegiati: possiamo parlare in gaelico senza essere disprezzati, siamo addirittura pagati per recitare nella nostra lingua e per venire qui a Roma a presentare il film. Meglio di così…

Tre domande a… Elif Boyacioglu, regista di The Teacup

The Teacup IFF2016

 
C’era una volta un uomo che aveva paura di uscire: è l’incipit di The Teacup, il cortometraggio animato di Elif Boyacioglu che vedremo in concorso all’edizione 2016 di Irish Film Festa.

The Teacup è stato realizzato in animazione 2D dagli studenti della Irish School of Animation del Ballyfermot College of Further Education.

Ecco la nostra breve intervista a Elif.

 

Puoi dirci qualcosa riguardo alla tecnica d’animazione?

L’animazione preliminare è stata realizzata con carta e matita, poi elaborata al computer con un plug-in di Adobe Photoshop sviluppato da Stephane Baril che si chiama Anim_Dessin, realizzando le animazioni di raccordo e colorando i fotogrammi. Gli effetti visivi (ad esempio i piccoli bagliori che vediamo in alcune scene) sono stati fatti al computer in 2D, sempre con Anim_Dessin.

 

Perché le tazze e i servizi da tè sono così importanti nel definire le relazioni tra i personaggi?

Ho sempre avuto intenzione di suggerire un legame molto stretto tra l’uomo e la sua tazza da tè, che prima appartiene a sua nonna e poi a lui. La tazza in un certo senso simboleggia lui stesso, così quando la tazza inizia ad essere colpita e influenzata da ciò che accade, comprendiamo che è così anche per l’uomo. Per quanto riguarda il servizio da tè della donna, ovvero l’unica ragione che lo spinge ad aprire la porta, volevamo che fosse il più possibile diverso dal suo, quindi robusto e spigoloso.

 

Senza fare spoiler, ci piacerebbe sapere qualcosa di più sul finale: sorprendente, ironico, e molto importante per definire il significato della storia.

La conclusione della storia è stata la prima cosa che ho scritto. Sapevamo che la fine del film sarebbe stata percepita in modi differenti dalle varie persone che lo avrebbero visto; qualcuno potrebbe ritenerlo un finale crudele, altri potrebbero trovarlo divertente, oppure positivo. Per me è sempre stato divertente, in un certo senso, per questo abbiamo tentato di dare al corto un tono da commedia. In definitiva, la vedo come una conclusione positivo, soprattutto pensando a ciò che accade alla tazza.

 

Tre domande a… Hannah Quinn, regista di My Bonnie

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Un uomo e una donna, al mare, si trovano senza via d’uscita e sono costretti ad affrontare la distanza che li separa: My Bonnie, diretto da Hannah Quinn, è uno dei cortometraggi live action in concorso all’edizione 2016 di Irish Film Festa.

Hannah è la figlia del grande filmmaker irlandese Bob Quinn (che ha partecipato all’Irish Film Festa due anni fa con il suo documentario Atlantean) e ha lavorato come assistente alla regia per tantissimi film, tra cui Il Gladiatore, Black Hawk Down e The Martian di Ridley Scott. My Bonnie è la sua opera prima.

 

Il paesaggio ha un ruolo di primo piano nella storia di My Bonnie: dove avete girato? E come hai lavorato insieme al direttore della fotografia Tim Fleming per filmare la bellezza di quella costa?

Abbiamo girato My Bonnie in Connemara, nella Contea di Galway. La roccia, Carraig Leathan, si trova su una spiaggia vicino a un villaggio chiamato Carraroe, dove andavo a nuotare quand’ero piccola. Ho trascinato Tim, che è anche mio marito, su quella spiaggia al sorgere del sole. Abbiamo assistito a un’alba spettacolare (vedi foto sotto) e insieme abbiamo deciso che avremmo girato il film proprio lì.

Due settimane dopo, la troupe e gli attori – persone di grande talento e generosità – ci hanno raggiunti per le riprese, e ci siamo sistemati tutti dai miei genitori. Dal momento che la spiaggia è isolata e non avevamo budget per l’illuminazione, abbiamo potuto girare solo con la luce naturale all’alba e al tramonto. I membri della troupe si alzavano alle quattro del mattino per aspettare il sorgere del sole, poi tornavano a casa per riposarsi e fare colazione. Io, Tim e lo scenografo restavamo a sorvegliare il set. Tutti gli altri tornavano poi nel pomeriggio per la luce della sera e qualcuno approfittava anche per fare una nuotata. Siamo stati molto fortunati perché è stato quasi sempre bel tempo, tranne un pomeriggio in cui la pioggia aveva reso la roccia troppo scivolosa. Così abbiamo interrotto le riprese e siamo andati al pub…

 

Liz Quinn, che interpreta Sadie, è anche la sceneggiatrice: come hai lavorato sui dialoghi con lei Tom Sullivan?

Liz ha scritto dei dialoghi splendidi, lirici, e con grande attenzione al ritmo: è stato bellissimo ascoltare lei e Tom recitare quelle battute e farle proprie. I perfetti tempi comici di Tom hanno poi arricchito quella che è una semplice, ma molto profonda, storia di una coppia che sta affrontando una separazione.

 

Puoi dirci qualcosa sulla colonna sonora?

Per quanto riguarda le scelte musicali, ho ascoltato vari estratti dalla top 50 degli album irlandesi del 2014, finché non mi sono imbattuta nelle note giuste. Next Time Round è il brano finale di un album degli Hidden Highways, un fantastico due folk. La canzone mi ha colpita immediatamente, era perfetta.

 
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Tre domande a… Susan Collins e Brian O’Brien, registi di Lying Down

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Lying Down, uno dei cortometraggi live action in concorso all’Irish Film Festa 2016, mette in scena una situazione che è al tempo stesso fisica e metaforica: la vita di Will avrebbe bisogno di uno slancio; purtroppo, però, Will non riesce proprio a muoversi e Alanna non sa capire quale sia il suo problema. Come potrà aiutarlo se non è in grado di comprenderlo? Will resterà nello stesso posto per sempre?

Ecco le nostre domande ai due registi, Susan Collins and Brian O’Brien.

 

Come avete lavorato, a fianco degli sceneggiatori, su questa storia molto particolare?

Gli sceneggiatori Paul McCarrick e Nikolas Fitzgerlad ci hanno contattati in occasione del concorso indetto dall’OFFLline Film Festival di Birr (Offaly), siamo stati felici e lusingati di poter collaborare con loro. Abbiamo anche avuto la fortuna di poterli avere al nostro fianco per i provini, così da mettere a punto la versione finale della sceneggiatura. Abbiamo chiesto agli attori di provare le stesse battute associandole a emozioni diverse – è sorprendente notare come il significato delle battute cambi sulla base della relazione che si stabilisce tra due personaggi.

Questo processo laboratoriale è stato un ottimo sistema sia per gli sceneggiatori, che hanno potuto rendersi conto di quali battute funzionavano e quali no, sia per noi, che abbiamo potuto comprendere meglio quale tipo di relazione instaurare tra Will e Alanna. All’inizio i due protagonisti erano persone molto simili che vivevano problemi altrettanto simili. Ma alla fine ci è parso più realistico – e interessante – rappresentarli come persone diverse che non riescono a capirsi, pur essendo molto legate l’una all’altra.

La storio di Lying Down affronta un argomento nel quale tanti giovani irlandesi possono riconoscersi, quella sensazione di smarrimento dopo la conclusione degli studi, ma abbiamo cercato, sempre insieme agli sceneggiatori, di non rendere il tono troppo deprimente, ma anzi umoristico.

 

Come avete scelto gli attori principali, Matt Burke and Hannah O’Reilly?

Quando possibile, abbiamo condotto i provini a coppie, per valutare la chimica tra gli attori. Avevamo diverse opzioni valide e abbiamo scelto Matt e Hannah perché sono attori di grande talento, capaci di stabilire una forte sintonia reciproca. Hanno fatto un ottimo lavoro nel mostrarci il modo in cui i personaggi si infastidiscono e si confondono l’uno con l’altra, lasciando però trasparire l’affetto che li lega. Entrambi hanno dimostrato grande dedizione al progetto, impegnandosi tantissimo.

 

Dove è stato girato il film?

Abbiamo girato Lying Down nella splendida cittadina storica di Birr, nella Contea di Offaly. Lì abbiamo trovato una stradina fiancheggiata da un muro coperto d’edera, perfetto per racchiudere l’azione in un piccolo spazio. Su quella stradina passavano tante persone, e il loro passo svelto contrastava benissimo con l’immobilità di Will. Gli abitanti di Birr sono stati molto accoglienti e amichevoli, e siamo felici di aver incluso alcuni di loro (tra cui un gattino!) nelle riprese. Trovare il modo giusto di girare questa piccola storia non è stato semplice, ma sicuramente molto divertente! Non avevamo molto tempo, ma la limitazione di dover girare tutto in un’unico luogo ci ha aiutati a concentrarci e a tirare fuori il meglio da sceneggiatura e attori.

Gli studenti del Liceo Augusto di Roma all’Irish Film Festa 2016

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Nell’ambito del progetto Alternanza Scuola-Lavoro, quest’anno IRISHFILMFESTA coinvolgerà gli studenti del Liceo Ginnasio Augusto di Roma: i ragazzi saranno impegnati nel punto informativo e di accoglienza, e affiancheranno l’organico della Casa del Cinema nel coordinamento tra sala e regia.

Il Liceo Augusto ha accolto con interesse anche una nuova proposta di IRISHFILMFESTA, che ha avviato un progetto pilota di apprendimento della lingua inglese attraverso la cinematografia.

Gli studenti, che stanno terminando una fase di studio dei cortometraggi del festival, sotto la guida delle loro insegnanti Maria Antonietta Valente e Maria Teresa Ciaffaroni, e con gli strumenti didattici forniti dall’esperta della materia Franca Pizzuti, assisteranno così preparati alle proiezioni in sala nei giorni del festival.

IRISHFILMFESTA torna a Roma dal 7 al 10 aprile 2016: il festival dedicato al cinema irlandese giunge quest’anno alla nona edizione e si terrà come di consueto alla Casa del Cinema con proiezioni di film in anteprima italiana e incontri quotidiani con registi e attori.

Qui il programma completo: irishfilmfesta.org/programma