An Klondike all’Irish Film Festa 2016

An Klondike - Irish Film Festa
Seán T. Ó Meallaigh e Dara Devaney con Susanna Pellis – foto: Guido Cavatorta

 
Venerdì 8 aprile 2016 all’Irish Film Festa è stato proiettato An Klondike, il primo western girato in Irlanda e quasi interamente recitato in gaelico. Il regista è Dathaí Keane, che al festival di quest’anno presenta anche la serie storico-documentaristica Seachtar na Cásca dedicata ai sette firmatari della dichiarazione d’indipendenza del 1916, e ha incontrato il pubblico accompagnato dal produttore Pierce Boyce e dai protagonisti Dara Devaney e Seán T. Ó Meallaigh.

 

An Klondike nasce come serie televisiva

Pierce Boyce (produttore) – In collaborazione con il canale televisivo il lingua gaelica TG4, abbiamo deciso di realizzare una miniserie: nel corso della lavorazione ci siamo però resi conto che gli attori avevano davvero qualcosa di speciale, e lo stesso Dathaí aveva già avuto l’intuizione di trarne una versione cinematografica.

 

Le differenze tra la versione cinematografica e quella televisiva

Dathai Keane (regista) – L’idea per lo sviluppo della versione cinematografica è arrivata durante il montaggio della serie televisiva, quando abbiamo capito che, così com’era, il racconto non avrebbe retto il grande schermo. Così abbiamo deciso di concentrarsi sul percorso compiuto dal personaggio di Séamus Connolly, interpretato da Dara Devaney. In più, il finale della serie è più aperto, perché prevediamo già di girarne un seguito.

 

La lingua gaelica

Seán T. Ó Meallaigh (attore) –  Non ci sono grosse differenze per quanto riguarda la recitazione: la lingua è solo un veicolo, e lo sviluppo dei personaggi prescinde da essa. Vorrei però sottolineare che è bello vedere sul grande schermo dei personaggi che parlano con naturalezza tra di loro in lingua gaelica. Noi stessi in questi giorni, qui a Roma, usiamo il gaelico.

Dara Devaney (attore): Siamo dei privilegiati: possiamo parlare in gaelico senza essere disprezzati, siamo addirittura pagati per recitare nella nostra lingua e per venire qui a Roma a presentare il film. Meglio di così…

Tre domande a… Elif Boyacioglu, regista di The Teacup

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C’era una volta un uomo che aveva paura di uscire: è l’incipit di The Teacup, il cortometraggio animato di Elif Boyacioglu che vedremo in concorso all’edizione 2016 di Irish Film Festa.

The Teacup è stato realizzato in animazione 2D dagli studenti della Irish School of Animation del Ballyfermot College of Further Education.

Ecco la nostra breve intervista a Elif.

 

Puoi dirci qualcosa riguardo alla tecnica d’animazione?

L’animazione preliminare è stata realizzata con carta e matita, poi elaborata al computer con un plug-in di Adobe Photoshop sviluppato da Stephane Baril che si chiama Anim_Dessin, realizzando le animazioni di raccordo e colorando i fotogrammi. Gli effetti visivi (ad esempio i piccoli bagliori che vediamo in alcune scene) sono stati fatti al computer in 2D, sempre con Anim_Dessin.

 

Perché le tazze e i servizi da tè sono così importanti nel definire le relazioni tra i personaggi?

Ho sempre avuto intenzione di suggerire un legame molto stretto tra l’uomo e la sua tazza da tè, che prima appartiene a sua nonna e poi a lui. La tazza in un certo senso simboleggia lui stesso, così quando la tazza inizia ad essere colpita e influenzata da ciò che accade, comprendiamo che è così anche per l’uomo. Per quanto riguarda il servizio da tè della donna, ovvero l’unica ragione che lo spinge ad aprire la porta, volevamo che fosse il più possibile diverso dal suo, quindi robusto e spigoloso.

 

Senza fare spoiler, ci piacerebbe sapere qualcosa di più sul finale: sorprendente, ironico, e molto importante per definire il significato della storia.

La conclusione della storia è stata la prima cosa che ho scritto. Sapevamo che la fine del film sarebbe stata percepita in modi differenti dalle varie persone che lo avrebbero visto; qualcuno potrebbe ritenerlo un finale crudele, altri potrebbero trovarlo divertente, oppure positivo. Per me è sempre stato divertente, in un certo senso, per questo abbiamo tentato di dare al corto un tono da commedia. In definitiva, la vedo come una conclusione positivo, soprattutto pensando a ciò che accade alla tazza.

 

Tre domande a… Hannah Quinn, regista di My Bonnie

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Un uomo e una donna, al mare, si trovano senza via d’uscita e sono costretti ad affrontare la distanza che li separa: My Bonnie, diretto da Hannah Quinn, è uno dei cortometraggi live action in concorso all’edizione 2016 di Irish Film Festa.

Hannah è la figlia del grande filmmaker irlandese Bob Quinn (che ha partecipato all’Irish Film Festa due anni fa con il suo documentario Atlantean) e ha lavorato come assistente alla regia per tantissimi film, tra cui Il Gladiatore, Black Hawk Down e The Martian di Ridley Scott. My Bonnie è la sua opera prima.

 

Il paesaggio ha un ruolo di primo piano nella storia di My Bonnie: dove avete girato? E come hai lavorato insieme al direttore della fotografia Tim Fleming per filmare la bellezza di quella costa?

Abbiamo girato My Bonnie in Connemara, nella Contea di Galway. La roccia, Carraig Leathan, si trova su una spiaggia vicino a un villaggio chiamato Carraroe, dove andavo a nuotare quand’ero piccola. Ho trascinato Tim, che è anche mio marito, su quella spiaggia al sorgere del sole. Abbiamo assistito a un’alba spettacolare (vedi foto sotto) e insieme abbiamo deciso che avremmo girato il film proprio lì.

Due settimane dopo, la troupe e gli attori – persone di grande talento e generosità – ci hanno raggiunti per le riprese, e ci siamo sistemati tutti dai miei genitori. Dal momento che la spiaggia è isolata e non avevamo budget per l’illuminazione, abbiamo potuto girare solo con la luce naturale all’alba e al tramonto. I membri della troupe si alzavano alle quattro del mattino per aspettare il sorgere del sole, poi tornavano a casa per riposarsi e fare colazione. Io, Tim e lo scenografo restavamo a sorvegliare il set. Tutti gli altri tornavano poi nel pomeriggio per la luce della sera e qualcuno approfittava anche per fare una nuotata. Siamo stati molto fortunati perché è stato quasi sempre bel tempo, tranne un pomeriggio in cui la pioggia aveva reso la roccia troppo scivolosa. Così abbiamo interrotto le riprese e siamo andati al pub…

 

Liz Quinn, che interpreta Sadie, è anche la sceneggiatrice: come hai lavorato sui dialoghi con lei Tom Sullivan?

Liz ha scritto dei dialoghi splendidi, lirici, e con grande attenzione al ritmo: è stato bellissimo ascoltare lei e Tom recitare quelle battute e farle proprie. I perfetti tempi comici di Tom hanno poi arricchito quella che è una semplice, ma molto profonda, storia di una coppia che sta affrontando una separazione.

 

Puoi dirci qualcosa sulla colonna sonora?

Per quanto riguarda le scelte musicali, ho ascoltato vari estratti dalla top 50 degli album irlandesi del 2014, finché non mi sono imbattuta nelle note giuste. Next Time Round è il brano finale di un album degli Hidden Highways, un fantastico due folk. La canzone mi ha colpita immediatamente, era perfetta.

 
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Tre domande a… Susan Collins e Brian O’Brien, registi di Lying Down

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Lying Down, uno dei cortometraggi live action in concorso all’Irish Film Festa 2016, mette in scena una situazione che è al tempo stesso fisica e metaforica: la vita di Will avrebbe bisogno di uno slancio; purtroppo, però, Will non riesce proprio a muoversi e Alanna non sa capire quale sia il suo problema. Come potrà aiutarlo se non è in grado di comprenderlo? Will resterà nello stesso posto per sempre?

Ecco le nostre domande ai due registi, Susan Collins and Brian O’Brien.

 

Come avete lavorato, a fianco degli sceneggiatori, su questa storia molto particolare?

Gli sceneggiatori Paul McCarrick e Nikolas Fitzgerlad ci hanno contattati in occasione del concorso indetto dall’OFFLline Film Festival di Birr (Offaly), siamo stati felici e lusingati di poter collaborare con loro. Abbiamo anche avuto la fortuna di poterli avere al nostro fianco per i provini, così da mettere a punto la versione finale della sceneggiatura. Abbiamo chiesto agli attori di provare le stesse battute associandole a emozioni diverse – è sorprendente notare come il significato delle battute cambi sulla base della relazione che si stabilisce tra due personaggi.

Questo processo laboratoriale è stato un ottimo sistema sia per gli sceneggiatori, che hanno potuto rendersi conto di quali battute funzionavano e quali no, sia per noi, che abbiamo potuto comprendere meglio quale tipo di relazione instaurare tra Will e Alanna. All’inizio i due protagonisti erano persone molto simili che vivevano problemi altrettanto simili. Ma alla fine ci è parso più realistico – e interessante – rappresentarli come persone diverse che non riescono a capirsi, pur essendo molto legate l’una all’altra.

La storio di Lying Down affronta un argomento nel quale tanti giovani irlandesi possono riconoscersi, quella sensazione di smarrimento dopo la conclusione degli studi, ma abbiamo cercato, sempre insieme agli sceneggiatori, di non rendere il tono troppo deprimente, ma anzi umoristico.

 

Come avete scelto gli attori principali, Matt Burke and Hannah O’Reilly?

Quando possibile, abbiamo condotto i provini a coppie, per valutare la chimica tra gli attori. Avevamo diverse opzioni valide e abbiamo scelto Matt e Hannah perché sono attori di grande talento, capaci di stabilire una forte sintonia reciproca. Hanno fatto un ottimo lavoro nel mostrarci il modo in cui i personaggi si infastidiscono e si confondono l’uno con l’altra, lasciando però trasparire l’affetto che li lega. Entrambi hanno dimostrato grande dedizione al progetto, impegnandosi tantissimo.

 

Dove è stato girato il film?

Abbiamo girato Lying Down nella splendida cittadina storica di Birr, nella Contea di Offaly. Lì abbiamo trovato una stradina fiancheggiata da un muro coperto d’edera, perfetto per racchiudere l’azione in un piccolo spazio. Su quella stradina passavano tante persone, e il loro passo svelto contrastava benissimo con l’immobilità di Will. Gli abitanti di Birr sono stati molto accoglienti e amichevoli, e siamo felici di aver incluso alcuni di loro (tra cui un gattino!) nelle riprese. Trovare il modo giusto di girare questa piccola storia non è stato semplice, ma sicuramente molto divertente! Non avevamo molto tempo, ma la limitazione di dover girare tutto in un’unico luogo ci ha aiutati a concentrarci e a tirare fuori il meglio da sceneggiatura e attori.

Gli studenti del Liceo Augusto di Roma all’Irish Film Festa 2016

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Nell’ambito del progetto Alternanza Scuola-Lavoro, quest’anno IRISHFILMFESTA coinvolgerà gli studenti del Liceo Ginnasio Augusto di Roma: i ragazzi saranno impegnati nel punto informativo e di accoglienza, e affiancheranno l’organico della Casa del Cinema nel coordinamento tra sala e regia.

Il Liceo Augusto ha accolto con interesse anche una nuova proposta di IRISHFILMFESTA, che ha avviato un progetto pilota di apprendimento della lingua inglese attraverso la cinematografia.

Gli studenti, che stanno terminando una fase di studio dei cortometraggi del festival, sotto la guida delle loro insegnanti Maria Antonietta Valente e Maria Teresa Ciaffaroni, e con gli strumenti didattici forniti dall’esperta della materia Franca Pizzuti, assisteranno così preparati alle proiezioni in sala nei giorni del festival.

IRISHFILMFESTA torna a Roma dal 7 al 10 aprile 2016: il festival dedicato al cinema irlandese giunge quest’anno alla nona edizione e si terrà come di consueto alla Casa del Cinema con proiezioni di film in anteprima italiana e incontri quotidiani con registi e attori.

Qui il programma completo: irishfilmfesta.org/programma

GALLERY: L’Irlanda nei film di Irish Film Festa 2016

Connemara - ph. Big Smoke Studio - Turismo Irlandese
Connemara – ph. Big Smoke Studio – Turismo Irlandese

In collaborazione con Turismo Irlandese, partner di Irish Film Festa per l’edizione 2016, vi presentiamo una galleria fotografica dedicata ai luoghi in cui sono stati girati alcuni dei film lungometraggi e cortometraggi in programma al festival:

♣ la città di Galway (a cui dedicheremo un omaggio speciale legato al Galway Film Fleadh);
♣ il Connemara (An Klondike, My Bonnie);
♣ la Contea di Antrim (The Survivalist);
♣ la
Contea di Offaly (You’re Ugly Too, Lying Down).

Buona visione e buon viaggio!

Tre domande a… Vincent Gallagher, regista di Love is a Sting

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A casa di Harold Finch, uno scrittore di libri per bambini che sta attraversando una crisi, arriva un’ospite inaspettata: una zanzara di vent’anni, molto intelligente, che si chiama Anabel. Harold e Anabel sono i protagonisti di Love is a Sting, il cortometraggio diretto da Vincent Gallagher che vedremo in concorso all’Irish Film Festa 2016.

Ad interpretare Harold è Seán T. Ó Meallaigh, che all’Irish Film Festa vedremo anche negli episodi della serie televisiva 1916 Seachtar na Cásca, dove veste i panni di Seán Mac Diarmada, e nel western recitato in gaelico An Klondike. Seán sarà al festival in compagnia di Dathaí Keane, regista di Seachtar na Cásca e An Klondike.

In Love is a Sting troviamo anche un altro attore irlandese: il grande Ciarán Hinds come voce narrante; la sceneggiatura è invece di Benjamin Cleary, che quest’anno ha vinto un Oscar con il cortometraggio Stutterer.

Ecco le nostre tre domande a Vincent Gallagher.

 

Una zanzara è una protagonista decisamente insolita: come hai lavorato a fianco dello sceneggiatore Benjamin Cleary nella creazione del personaggio di Anabel?

Tutti vedono le zanzare come insetti molesti. A me e Ben interessa molto il concetto di percezione: spesso le persone giudicano i libri dalla copertina, mentre noi volevamo mostrare che quando guardi qualcosa da vicino riesci a vedere cosa c’è oltre la superficie.

Era importante che anche Harold, come chiunque altro, inizialmente considerasse Anabel un insetto molesto: solo quando ci avviciniamo per inquadrarla in primo piano vediamo il suo vero volto. Anable ha una sua personalità, ha vissuto tra gli umani, ne è affascinata e ne ha appreso anche certi comportamenti.

 

Perché hai scelto Ciarán Hinds come Narratore?

Ciarán Hinds ha trasmesso un grande calore alla narrazione. Il film stesso è, in un  certo senso, una storia contenuta in un libro, quindi volevamo un narratore che avesse una gravitas particolare nella voce. E le qualità della voce di Ciarán ti fanno immediatamente desiderare di ascoltarlo leggere una storia. Quando l’abbiamo contattato, Ciarán era in scena a Londra come Claudius nell’Hamlet con Benedict Cumberbatch, e ha accettato subito. Così sono andato a Londra per la registrazione.

 

Dove è stato girato il film?

Non volevamo che l’ambientazione fosse legata a un luogo o un tempo specifico, così abbiamo girato gli esterni dell’appartamento di Harold in un vecchio caseggiato vittoriano, legandoli poi digitalmente agli interni girati invece in un’altra zona di Dublino.

 

Il direttore Susanna Pellis presenta Irish Film Festa 2016

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Il direttore Susanna Pellis con Lenny Abrahamson all’IRISHFILMFESTA 2015

Stagione senza precedenti per il cinema irlandese, che raccoglie sette nomination e due Oscar proprio nell’anno del Centenario della Easter Rising, la rivoluzione di Pasqua 1916, momento chiave nel percorso del paese verso l’indipendenza.

All’anniversario sono legate moltissime iniziative, in Irlanda e fuori, a cui partecipa anche IRISHFILMFESTA: un’intera sezione del nostro programma quest’anno è infatti a tema, con film, documentari, serie tv e cortometraggi che portano sullo schermo i fatti e i volti dell’insurrezione. C’è anche Michael Collins di Neil Jordan, che torna in sala a vent’anni dall’uscita e dal Leone d’Oro vinto alla Mostra di Venezia.

L’altro filone del nostro festival presenta, come di consueto, il meglio del New Irish Cinema più recente: a cominciare da Room, grande lezione di regia e definitiva legittimazione di Lenny Abrahamson in Europa e oltreoceano.

Ritorna poi il cinema in lingua gaelica, questa volta nella più inedita della varianti, un western che vede tre fratelli di Galway prendere parte alla corsa all’oro di fine Ottocento nel leggendario Klondike (An Klondike, appunto). Del tutto antieroica, al contrario, l’ambientazione di You’re Ugly Too: girato nelle grigie Midlands irlandesi, con un misuratissimo Aidan Gillen cui contende la scena un prodigio di ragazzina, Lauren Kinsella, sua irriverente nipote nel film.

Nasce invece da un’indagine sul campo I Used to Live Here, che parla di adolescenti tentati dal suicidio, spesso per emulazione. Altrettanto tragicamente vera è la storia documentata in Road, immagini coinvolgenti e sconvolgenti di motociclismo su strada: vittorie e schianti di due generazioni della famiglia Dunlop, campioni nordirlandesi della specialità.

Di produzione nordirlandese anche The Survivalist, opera prima di Stephen Fingleton: il film immagina un futuro nemmeno troppo remoto in cui, esaurita ogni risorsa energetica, chi sopravvive lotta solo per soddisfare i propri bisogni primari. È l’apocalisse dell’umanità, messa in scena con grande asciuttezza.

Chiude l’adrenalinico, sorprendente Pursuit di Paul Mercier, un’antichissima leggenda del ciclo feniano trasformata in film gangster, con abbondanza di inseguimenti e spari. Numeroso, affiatato – e si intuisce parecchio divertito – il cast: Barry Ward e Ruth Bradley sono la coppia in fuga, Liam Cunningham uno dei molti inseguitori.

Resta da dire che rispetto alle edizioni precedenti abbiamo allargato l’offerta di cortometraggi, con venticinque titoli in totale divisi fra concorso e After ’16 (la sezione non competitiva dei corti per il Centenario); e che inaugureremo uno spazio espositivo, con la mostra di disegni 1916: Portraits and Lives.

Tutto, come sempre, in compagnia di attori e registi. Altrimenti, che FESTA sarebbe?

— Susanna Pellis

Hard Rock Cafe porta il sapore d’Irlanda all’Irish Film Festa con il burger alla Guinness

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IRISHFILMFESTA ti invita a gustare il Guinness & Jameson Bacon Cheeseburger all’Hard Rock Cafe Roma.

 

Tradizione culinaria e cinema: con il Guinness & Jameson Bacon Cheeseburger abbinato alla Guinness stout si rinnova per il terzo anno consecutivo la partnership tra Hard Rock Cafe e IRISHFILMFESTA.

Fino al 30 aprile 2016, presentando l’apposito voucher all’accoglienza dell’Hard Rock Cafe Roma e con l’acquisto di un Guinness & Jameson Bacon Cheeseburger (€ 16.95) avrete diritto ad un omaggio esclusivo targato Hard Rock Cafe, una Hard Rock Travel Bag in edizione limitata.

 

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Tutti i film di Irish Film Festa 2016

IFF9_basser_FB-01 IRISHFILMFESTA torna a Roma dal 7 al 10 aprile 2016: il festival dedicato al cinema irlandese giunge quest’anno alla nona edizione e si terrà come di consueto alla Casa del Cinema con proiezioni di film in anteprima italiana e incontri quotidiani con registi e attori.

La sezione concorso nata nel 2010 e riservata ai cortometraggi proporrà quindici opere, delle quali dieci in live action e cinque d’animazione.

Tra i lungometraggi, quasi tutti in prima visione italiana, il vincitore del premio come migliore opera prima al Galway Film Fleadh 2015, presentato in anteprima mondiale alla Berlinale 2015: You’re Ugly Too di Mark Noonan, con Aidan Gillen (Game of Thrones, Love/Hate) e Lauren Kinsella. Will, uscito di prigione, deve prendersi cura della nipotina Stacey che ha appena perso la madre. I due cercheranno, tra grandi difficoltà, di diventare una famiglia.

Gli spettatori di IRISHFILMFESTA vedranno poi The Survivalist di Stephen Fingleton con Martin McCann, Mia Goth e Olwen Fouéré, anche questo un esordio presentato al Fleadh 2015: un thriller d’ambientazione post-apocalittica già premiato dai British Independent Film Awards e dal Tribeca Film Festival, candidato ai BAFTA e agli IFTA.

The Survivalist
The Survivalist

Dall’edizione 2014 del Galway Film Fleadh, e ancora una volta premiato come migliore opera prima, arriva invece il dramma I Used to Live Here di Frank Berry, che affronta il fenomeno del suicide cluster (l’effetto di emulazione sui testimoni diretti o indiretti di un suicidio) tra i ragazzi di una piccola comunità. Interpretato in gran parte da non professionisti, il film è realizzato in collaborazione con Headstrong, un’associazione attiva nella cura e tutela della salute mentale negli adolescenti e giovani adulti.

Ambientato nel Canada di fine 800, nel periodo della corsa all’oro, ma girato interamente nella zona di Galway, An Klondike è il primo western realizzato in Irlanda e recitato per larga parte in gaelico. Regia e montaggio sono di Dathaí Keane, qui al suo esordio nella fiction. Interpretato da Owen McDonnell, Dara Devaney e Sean T. Ó Meallaigh, An Klondike è la versione cinematografica (105 minuti) di una miniserie in quattro episodi distribuita anche all’estero con il titolo Dominion Creek. Nella versione per il grande schermo, An Klondike è stato scelto come film di chiusura del Galway Film Fleadh 2015.

E proprio al Galway Film Fleadh, da cui provengono tanti dei film in programma e che quest’anno raggiungerà la sua ventottesima edizione, IRISHFILMFESTA dedicherà un omaggio speciale.

Ancora dal programma: Pursuit (2015) del drammaturgo e regista teatrale Paul Mercier è la versione moderna e malavitosa dell’antica leggenda irlandese di Diarmuid e Gráinne. Gráinne, figlia di un importante boss del crimine, viene promessa in sposa al rivale Fionn per rinsaldare una vecchia alleanza. Lei però è innamorata del più fedele uomo di Fionn, Diarmud. Del cast fanno parte Ruth Bradley, Barry Ward, Liam Cunningham, Owen Roe, Don Wycherley, Dara Devaney, David Pearse, Sean T. Ó Meallaigh e Brendan Gleeson.

Pursuit
Pursuit

Joey, Robert, William e Michael Dunlop, originari di un piccolo centro rurale in Nord Irlanda, hanno dominato per due generazioni la scena internazionale del motociclismo su strada, il più pericoloso tra gli sport a motore: Diarmuid Lavery e Michael Hewitt raccontano la loro storia nel film documentario Road (2014), che si avvale della voce narrante di Liam Neeson.

IRISHFILMFESTA 2016 dedicherà poi una sezione speciale al Centenario della Easter Rising, la Rivolta di Pasqua che nel 1916 diede il via al lungo processo verso la costituzione della Repubblica d’Irlanda. In particolare, sarà possibile vedere l’anteprima italiana del film documentario 1916 The Irish Rebellion, anche questo con la voce narrante dell’acclamato attore irlandese Liam Neeson, che colloca gli eventi della Easter Rising dublinese in una prospettiva europea e globale, analizzandola come parte dell’anti-colonialismo che prendeva forma alla viglia della prima guerra mondiale e che avrà tra le sue conseguenza la fine dell’impero britannico.

In programma anche una selezione di episodi da 1916 Seachtar na Cásca (trad. ing. The Easter Seven, trad. ita. I sette di Pasqua), serie televisiva storico-documentaristica diretta dallo stesso regista di An Klondike, Dathaí Keane, su sceneggiatura di Aindrias Ó Cathasaigh, e prodotta da Abú Media Films per il canale televisivo gaelico TG4. Seachtar na Cásca è composta da sette episodi, ciascuno dedicato ad uno dei sette leader della Easter Rising e firmatari della Dichiarazione d’Indipendenza dal Regno Unito: Thomas J. Clarke, Sean Mac Diarmada, James Connolly, Patrick H. Pearse, Éamonn Ceannt, Thomas MacDonagh e Joseph Plunkett. La voce narrante è di Brendan Gleeson.

In più IRISHFILMESTA proporrà i nove cortometraggi realizzati nell’ambito di After ’16, il programma di finanziamento specificamente voluto dall’Irish Film Board come parte delle iniziative di commemorazione e produzione artistica legate al Centenario. I corti di After ’16 sono: A Father’s Letter di Joe Dolan, A Terrible Hullabaloo di Ben O’Connor, Baring Arms di Colm Quinn, Goodbye, Darling di Elena Doyle, Granite and Chalk di Patrick Hodgins, Mr. Yeats and the Beastly Coins di Laura McNicholas e Ann Marie Hourihane, My Life for Ireland di Kieron J. Walsh, The Cherishing di Dave Tynan, e The Party di Andrea Harkin.

Rientra nella sezione dedicata all’anniversario della Easter Rising anche l’Irish Classic scelto per l’edizione 2016: Michael Collins di Neil Jordan (1996), a vent’anni dal Leone d’Oro e dalla Coppa Volpi per l’interpretazione del protagonista Liam Neeson vinti alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film, che ha richiesto a Jordan un lavoro di sceneggiatura e riscritture durato più di un decennio, si concentra sugli ultimi sei anni di vita di Michael Collins, che durante l’insurrezione del 1916 era un giovane ufficiale alla guida dei Volontari Irlandesi e sarebbe poi diventato una delle figure più importanti del Sinn Féin e della lotta per l’indipendenza.

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Michael Collins

Presso i locali della Casa del Cinema sarà inoltre allestita la mostra 1916: Portraits and Lives: una selezione dei quarantadue ritratti di uomini e donne della Easter Rising realizzati dall’illustratore David Rooney per l’omonimo libro pubblicato dalla Royal Irish Academy.

Infine, in omaggio al regista irlandese Lenny Abrahamson, del quale IRISHFILMFESTA ha proposto la filmografia completa nel corso delle precedenti edizioni, sarà proiettato il suo film più recente, Room. Tratto dal romanzo omonimo di Emma Donoghue, che ne ha curato personalmente l’adattamento cinematografico, Room è stato premiato agli Oscar 2016 per l’interpretazione dell’attrice protagonista Brie Larson e ha ricevuto altre tre nomination (miglior film, migliore regia e migliore sceneggiatura non originale).

 

Tre domande a… Michael Lavers, regista di Joseph’s Reel

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Joseph è un uomo anziano a cui, poco prima di morire, viene data la possibilità di rivivere un giorno della sua vita.: Joseph’s Reel, diretto da Michael Lavers, è uno dei dieci cortometraggi live action in concorso all’edizione 2016 di Irish Film Festa.

Joseph’s Reel è stato girato in pellicola 35mm e vede nel cast Robert Hardy (Ragione e sentimento, Harry Potter), Alice Lowe (Hot Fuzz, Killer in viaggio), Oliver Tilney e Ella Road. The film world premiered at Palm Springs ShortFest in June 2015.

In questa intervista, Michael ci svela che al momento sta lavorando alla sceneggiatura di un lungometraggio a partire proprio da questo corto.

 

In Joseph’s Reel il cinema e il suo linguaggio sono una metafora del viaggio nel tempo e della sua manipolazione: puoi dirci qualcosa su questo aspetto?

È un punto di vista interessante, e ora mi domando se tutto il film non sia altro che una fantasia manipolatoria!

La presenza dello schermo cinematografico e della sceneggiatura, nel film, portano naturalmente a questo tipo di paragoni. Tuttavia, per me era più interessante l’accostamento tra il cinema e i nostri ricordi. Nel film, Joseph è chiamato a rivivere quel giorno seguendone la sceneggiatura, ma quella sceneggiatura da dove viene? Si tratta di una registrazione accurata di ciò che è davvero accaduto (come appunto in un viaggio attraverso il tempo), o è una sceneggiatura soggettiva basata sui ricordi di Joseph?

Perché in un certo senso, quando ricordiamo, facciamo cinema — prendiamo musica, immagini, frasi ed emozioni, e le accostiamo (oppure le manipoliamo!) per formare qualcosa che abbia un senso. e tutto diventa ancora più relativo se pensiamo a quanto sia fallibile la memoria, e quanto i ricordi possano modificarsi col passare del tempo. Penso sia un aspetto molto interessante, e sto cercando di metterlo al centro della versione lungometraggio di Joseph’s Reel che sto scrivendo (ecco che butto lì spudoratamente un quale-sarà-il-mio-prossimo-progetto).

 

Come hai scelto i due Joseph?

Insieme al mio produttore Collie McCarthy (che parteciperà al vostro bel festival) speravo di riuscire a ingaggiare un attore noto per interpretare il Vecchio Joseph, così abbiamo mandato la sceneggiatura ad alcuni importanti caratteristi britannici. Non riusciamo a crederci quando Robert Hardy ci ha detto che era interessato al ruolo. Sono cresciuto guardando in tv le repliche Creature grandi e piccole, era un sogno poter lavorare con lui. Avevo anche un po’ paura, ma solo per cinque minuti — Robert è l’attore più dolce e attento che potessi desiderare.

Dopo aver coinvolto Robert, ci siamo messi alla ricerca di un Giovane Joseph che gli somigliasse, usando come riferimento le sue foto nella serie anni 60 della BBC Enrico V. Alla fine però l’attore che abbiamo scelto, Oliver Tilney, non assomiglia granché a Robert! Oliver però è stato così bravo e credibile al provino da non lasciarci altra scelta. Aveva già esperienze sia cinematografiche sia teatrali, ed è riuscito a portare nel personaggio la fisicità e l’agilità di cui avevamo bisogno, insieme a un grande talento.

 

Dove è stato girato il film?

Abbiamo girato i flashback in un cottage nel Surrey, a sud di Londra — ci sono grandi spazi aperti e il nostro scengorafo ha dovuto lavorare molto per costruire un’atmosfera anni 50. Le scene nella sala di proiezione invece sono state girate nei Riverside Studios di Hammersmith, a Londra. Quel posto è stato demolito qualche mese dopo (lo stanno ristrutturando), penso che siamo stati gli ultimi a girare lì. Per gli sterni poi siamo stati molto fortunati: un bellissimo week-end di sole tra due temporali — è l’estate inglese!