Il regista Terry McMahon, il produttore Tim Palmer e il giovane protagonista Moe Dunford hanno presentato Patrick’s Day all’Irish Film Festa sabato 28 marzo 2015 (qui la nostra guida alla visione). Presente in sala anche Lenny Abrahamson, già al festival in vista dell’incontro col pubblico di domenica, che ha amato moltissimo il film: «è straordinario, mi ha commosso profondamente».
Allegro ed espansivo, Patrick (Moe Dunford), è un giovane di ventisei anni affetto da schizofrenia. Grazie all’aiuto dei medicinali e alla protezione di sua madre Maura (l’attrice neozelandese Kerry Fox), il ragazzo non è una minaccia, né per sé né per gli altri. Finché non si innamora di Karen (Catherine Walker).
TERRY McMAHON
Da giovane ho lavorato in un ospedale psichiatrico: alcuni colleghi, come anche i parenti delle persone lì ricoverate, erano fantastici. Ma ogni volta che uno dei pazienti mostrava un impulso sessuale o desiderio di intimità, questi istinti venivano visti come se fossero aberrazioni legate alla loro malattia. Così l’aspetto più bello dell’essere umani viene visto addirittura come fonte di vergogna: abbiamo paura di ciò che possiamo fare, abbiamo paura dell’amore, abbiamo paura del piacere. Ci auto-sabotiamo per sopprimere questi sentimenti prima che riescano ad emergere: potrebbe essere una forza, ma chi ci governa l’ha trasformata in una debolezza. Siamo tutti delle cavie da laboratorio. Anche la psicologia, se usata dalle persone sbagliate, può rendere le gente prigioniera: l’unico modo per spezzare questo potere negativo è tendere una mano verso gli altri e aiutarsi l’un l’altro.
Da ragazzo, poi, ho vissuto per diciotto mesi senza casa Non temevo di essere picchiato o attaccato, avevo solo paura della solitudine. Ricordo cosa vuol dire vivere come un reietto: si perde non solo la testa ma anche l’anima. La solitudine fa perdere ogni facoltà di comunicare e interagire con gli altri. La solitudine è pericolosa, è contagiosa. I temi principali di Patrick’s Day sono proprio la solitudine e il coraggio, e come questi due elementi possono interagire insieme per cambiare le cose.
Per quanto riguarda la presenza dell’alcool nel film e l’uso che ne fanno alcuni protagonisti per mettersi in contatto con se stessi e gli altri: in psicologia questo elemento si chiama facilitatore, serve per far scattare i comportamenti cosiddetti deviati o innaturali. Questi personaggi stanno talmente male che hanno bisogno di un facilitatore per esprimersi, in questo caso l’alcool – e questo è l’inno nazionale irlandese (ride, ndr).
MOE DUNFORD
Ho amato la sceneggiatura di Terry, ho amato Patrick, perché è uno di noi. Più lo si conosce, nel corso del film, più ci si rende conto di come Patrick sembri il più normale tra tutti i personaggi. La madre però lo soffoca con la propria paura e l’eccessiva protezione, e così non gli permette di essere pienamente se stesso. La madre è spaventata, non sa come proteggere suo figlio. Si tratta di situazioni molto diffuse. Io stesso ho un fratello problematico, conosco lo stigma che la società ti getta addosso e la solitudine che ne deriva. Il problema non è tanto il disturbo mentale, ma proprio la solitudine.
I cortometraggi vincitori dell’ottava edizione di Irish Film Festa (26 – 29 marzo 2015) sono Ghost Train di Lee Cronin (live action) e The Ledge End of Phil di Paul Ó Muiris (animazione).
Menzioni speciali a The Break di Ken Williams e Denis Fitzpatrick, The Good Word di Stuart Graham e The Measure of a Man di Ruth Meehan.
Le giurie erano composte da Emanuela Martini (direttore del Torino Film Festival), Emiliano Liuzzi (giornalista del Fatto Quotidiano) e Áine O’Healy (professore presso la Loyola Marymount University, LA) per la categoria live action, e da Thomas Martinelli (giornalista e direttore di DOCartoon) e Kay McCarthy (musicista) per la categoria animazione.
L’Irish Film Festa 2015 ha scelto la commedia Poison Pen per la sua serata di apertura, giovedì 26 marzo. Il film, diretto a sei mani da Steven Benedict, Lorna Fitzsimons e Jennifer Shortall, è stato realizzato nell’ambito del corso di produzione cinematografica digitale del Filmbase di Dublino e dell’Università Staffordshire.
Fin dalla sua nascita nel 1986, il Filmbase è stata una delle istituzioni chiave dedicate a sviluppare l’arte del cinematografica in Irlanda, con un particolare compito di sostenere i giovani registi irlandesi emergenti. Si tratta di un centro risorse non-profit, dove i filmmaker possono noleggiare attrezzature, formare una rete di contatti, seguire corsi di formazione e ricevere supporto e informazioni sull’industria cinematografica irlandese.
«Formule che dovrebbero essere applicate di più anche all’estero — ha commentato il direttore artistico del festival, Susanna Pellis — il cinema italiano avrebbe solo da imparare da modelli di produzioni indipendenti come quello del Filmbase».
Le due giovani registe Lorna Fitzsimons e Jennifer Shortall, presenti all’Irish Film Festa accompagnate dalle produttrici Áine Coady e Sharon Cronin, ci hanno raccontato qualcosa di più sulla produzione di Poison Pen.
LA LAVORAZIONE
Il corso dura un anno, nei primi mesi seguiamo delle lezioni con professionisti del settore cinematografico: registi, direttori della fotografia… Poi si passa alla produzione: nel caso di Poison Pen abbiamo raccolto il budget necessario con una campagna di crowdfunding su Indiegogo, organizzando eventi e coinvolgendo le nostre stesse famiglie e i nostri amici.
A quel punto sono stati scelti i registi e tutti i membri della troupe, sulla base delle proposte di ognuno. La lavorazione ha richiesto in totale sei mesi, di cui tre settimane dedicate alle riprese. il montaggio è stato il giorno prima della proiezione al festival di Galway. L’ultimo trimestre del corso, infine, viene dedicato alla tesi.
È strano avere tre registi per un solo film, naturalmente all’inizio ci siamo anche scontrati. Poi però abbiamo studiato la sceneggiatura e ci siamo messi all’opera fianco a fianco. Ora abbiamo fondato una nostra società di produzione e il nostro prossimo lavoro sarà un cortometraggio.
IL CAST
È stato un processo lungo soprattutto riguardo alla scelta dei due protagonisti, Lochlann Ó Mearáin e Aoibhinn McGinnity. Abbiamo mandato la sceneggiatura a diversi attori: dovevamo trovare qualcuno disposto a lavorare gratis per tre settimane. Siamo molto soddisfatte del risultato.
Julien Regnard è il regista di Somewhere Down the Line, uno dei cortometraggi animati che vedremo in concorso all’Irish Film Festa 2015. Il corto è prodotto nell’ambito del programma Frameworks dell’Irish Film Board, specificamente dedicato all’animazione, e in collaborazione con Cartoon Saloon (Nora Twomey, co-regista di The Secret of Kells, è coinvolta come produttrice esecutiva).
Somewhere Down the Line racconta vita, amori e dolori di un uomo attraverso gli incontri con i diversi passeggeri della sua macchina.
Come hai sviluppato questa storia che racconta lo scorrere del tempo?
Ho traslocato spesso negli ultimi anni, da Montpellier a Parigi a Bruxelles e infine in Irlanda, e questo mi ha fatto capire quanto fosse difficile mantenere i contatti con le persone che incontravo, e quanto brevi e fragili fossero le relazioni umane se paragonate all’infinità del tempo e dello spazio. Il corto è una metafora di questa idea, un uomo che guida lungo la strada, invecchia e si lascia alle spalle coloro che incrociano il suo cammino.
Come hai lavorato sull’animazione dei personaggi e la loro integrazione con gli sfondi?
L’animazione dei personaggi è stata piuttosto semplice perché sono disegnati in 2D, abbiamo usato un software che si chiama TvPaint e poi siamo passati al compositing. La parte più complicata era nell’animazione dell’automobile e degli sfondi. Abbiamo dipinto tutti i paesaggi che vediamo dai finestrani dell’auto con Photoshop per poi proiettarli su modelli 3D. Un processo simile ha riguardato gli sfondi scorrevoli: diverse viste di uno stesso paesaggio venivano proiettate su una mappa 3D. Ci è voluto un po’ per mettere tutto a punto ma il risultato è stato soddisfacente.
La musica ha un ruolo importante in Somewhere Down the Line: come hai lavorato con i compositori?
La musica è stata composta da 3epkano, una band specializzata in improvvisazioni dal vivo su film muti, è stato davvero interessante poter collaborare con loro. I membri del gruppo hanno creduto nel progetto fin dal nostro primo incontro: avevamo pochissimo tempo e denaro ma a loro importava solo l’aspetto artistico. Credo che abbiano fatto un lavoro straordinario, che aggiunge molto all’atmosfera generale del corto.
Sabato 28 marzo 2015 l’Irish Film Festa presenta due film girati in lingua gaelica irlandese: il lungometraggio An Bronntanas (The Gift) di Tom Collins e il cortometraggio in concorso Rúbaí di Louise Ní Fhiannachta. La proiezione, alle 20.30 presso la Casa del Cinema di Roma, sarà introdotta da Barry McCrea (University of Notre Dame).
Non sono molti i film recitati del tutto o in parte in lingua gaelica che sono riusciti a raggiungere il pubblico internazionale, ma in Irlanda esistono un canale dedicato alle trasmissioni in gaelico, TG4 (dove è andato in onda An Bronntanas come miniserie da cinque episodi), e diversi programmi di finanziamento per lungometraggi (l’Irish Language Broadcast Fund di Northern Ireland Screen) e cortometraggi (Gearrscannáin dell’Irish Film Board nell’ambito del quale è stato prodotto Rúbaí).
Nel 2007 Kings di Tom Collins, proiettato all’Irish Film Festa due anni dopo, è stato il primo film ad essere proposto dall’Irlanda per la categoria del miglior film in lingua straniera ai premi Oscar.
Il pubblico dell’Irish Film Festa ha poi potuto vedere i cortometraggi An Ranger di P.J. Dillon con Owen McDonnel (che ritroviamo anche in An Bronntanas), nel 2010, e An Rinceoir (The Dancer) di Elaine Gallagher, nell’edizione 2012.
Sabato 28 marzo 2015 l’Irish Film Festa presenta due film girati in lingua gaelica irlandese: il lungometraggio An Bronntanas di Tom Collins, versione cinematografica della miniserie in cinque parti girata in Connemara e trasmessa da TG4, e il cortometraggio in concorso Rúbaí di Louise Ní Fhiannachta. La proiezione, alle 20.30 presso la Casa del Cinema di Roma, sarà introdotta da Barry McCrea (University of Notre Dame).
LE ORIGINI E LE CARATTERISTICHE DELLA LINGUA
Il gaelico, o Gaeilge, appartiene al gruppo delle lingue indoeuropee. Quella irlandese è stata per secoli una cultura quasi esclusivamente orale, e ciò che sappiamo dei Celti dell’epoca precristiana lo dobbiamo alle testimonianze dei Greci e dei Romani. I sistemi alfabetici più antichi, ad esempio l’Ogam (o Ogham) del popolo Goidelico, venivano usati solo per incidere brevi iscrizioni su pietra, legno e metallo, e per comunicare a distanza con le mani. La grammatica, piuttosto complessa, declina i nomi per casi, come il latino: nominativo, genitivo, dativo, accusativo e vocativo (manca l’ablativo). I generi sono due: maschile e femminile (il neutro è decaduto dopo il Medioevo).
L’ALFABETO
L’alfabeto irlandese è composto da 18 lettere: 13 consonanti e 5 vocali (brevi o lunghe), originariamente scritte in caratteri unciali (sostituiti col tempo, per praticità, dai caratteri latini).
I nomi tradizionali delle lettere gaeliche indicano piante e alberi dei quali, secondo le antiche credenze, conservano le proprietà medicinali:
Lettera latina
Nome gaelico
Nome italiano
a/A
ailm
olmo
b/B
beith
betulla
c/C
coll
nocciolo
d/D
dair
quercia
e/E
edad
pioppo tremolo/alpino
f/F
fern
ontano/frangola
g/G
gort
edera
h/non si usa quasi mai in forma maiuscola
(h)uath
biancospino
i/I
idad
tasso
l/L
luis
sorbo selvatico/rosso
m/M
muin
vite
n/N
nin
frassino
o/O
ór oppure onn
ginestra spinosa
p/P
peith
ebbio
r/R
ruis
sambuco
s/S
sail
salice
t/T
tinne
agrifoglio
u/U
úr
prugnolo
I NOMI E I COGNOMI
L’inglese traduce solo la forma maschile dei cognomi irlandesi, che invece in gaelico hanno tre forme: il maschile (Mac = figlio/di oppure Ó = discendente maschio/da), il femminile (Nic = figlia/di oppure Ní = discendente femmina/da) e il femminile da coniugata (Bean Mhic = la donna del figlio di oppure Bean Uí = la donna del discendente di).
I cognomi di Louise Ní Fhiannachta, Antoin Beag Ó Colla e Doireann Ní Fhoighil, rispettivamente regista, sceneggiatore e interprete del cortometraggio Rúbaí, e quello di Pól Ó Gríofa, uno dei protagonisti di An Bronntanas, seguono la regola tradizionale.
Anche la piccola protagonista di Song of the Sea, il film d’animazione diretto da Tomm Moore che vedremo domenica 29 marzo, ha un nome gaelico: Saoirse, significa libertà. Il suo amico cane invece si chiama Cú, che vuol dire levriero.
IL CALENDARIO
Il Capodanno gaelico è il 1 novembre, primo giorno d’inverno. La primavera inizia così a febbraio, l’estate a maggio e l’autunno ad agosto. Dalle usanze che anticamente caratterizzavano il Capodanno deriva anche la tradizione del moderno Halloween: nella notte in cui la divinità della luce e quella delle tenebre si scontrano, la natura non è regolata e le maschere indossate dai bambini servono proprio per confondere le forze del male, libere in quelle poche ore di agire indisturbate.
LE FORMULE DI SALUTO
Il gaelico prevede un elegante prontuario orale di formule fisse per i saluti, secondo le quali chi risponde deve essere più generoso di chi esordisce (per le pronunce, cfr. video in fondo alla pagina):
[chi esordisce]
[chi risponde]
Dia dhuit (daoibh)
Dia is Muire dhuit (daoibh)
Dio a te (voi)
Dio e Maria a te (voi)
Dia is Muire dhuit
Dia is Muire dhuit is Pádraig
Dio e Maria a te
Dio e Maria e Patrizio con te
Dia is Muire dhuit is Pádraig
Dia is Muire dhuit is Pádraig agus Micheál
Dio e Maria e Patrizio con te
Dio e Maria e Patrizio e Michele con te
IL CONNEMARA DI AN BRONNTANAS
Protagonisti di An Bronntanas (The Gift), il film di Tom Collins che vedremo sabato 28 marzo, sono i membri di una squadra di salvataggio che opera sulle coste del Connemara, nell’Irlanda dell’ovest, e in una notte di tempesta è chiamata soccorrere un peschereccio in difficoltà. Il Connemara, che in gaelico significa “levriero del mare”, ha sempre basato le proprie attività economiche e sociali sugli spostamenti marittimi, tant’è che ancora oggi certi servizi o infrastrutture sembrano troppo distanti l’uno dall’altro via terra ma sono invece facilmente raggiungibili navigando lungo le coste.
La tipica barca a vela della Baia di Galway è chiamata púcán: con le sue tre vele (una grande quadrangolare e due piccole triangolari) è unica tra le imbarcazioni di questo tipo diffuse nelle isole britanniche. Currach è invece il nome di una barca più leggera, fatta di vimini, tela e catrame.
IL MITO DELLA SELKIE IN SONG OF THE SEA
Nella “canzone del mare” che ascoltiamo in Song of the Sea di Tomm Moore ricorre la parola idir, che vuol dire tra: «tra dentro e fuori / tra nord e sud / tra pieno e vuoto / tra costa e montagna / tra me e me stessa». Un testo semplicissimo che spiega però in maniera molto efficace la metempsicosi celtica, diversa da quella orientale: non è necessario morire per diventare qualcos’altro, le trasformazioni sono possibili anche in vita. Nella cultura celtica non c’è aut aut ma sia sia: tutto può coesistere.
Protagonista di Song of the Sea è un’entità metamorfica che nelle Isole Orcadi viene chiamata Selkie ma in gaelico semplicemente rón, ovvero foca, una specie di sirena (donna o uomo) non pericolosa. La selkie è una foca che si toglie la pelle per prendere il sole sulla roccia vicino al mare: se un umano se ne innamora e la priva della pelle, o manto, lei resterà sulla terra. Quando la indosserà di nuovo, tornerà al mare.
Le Selkie sono gentili, non tentano di attrarre o ingannare gli umani, ma vanno alla ricerca dei loro discendenti, dei bambini nati dall’unione tra una (o un) Selkie e un uomo (o una donna). I bambini-Selkie hanno di solito la testa tonda, i capelli scuri, gli occhi grandi e puri, proprio come le foche. Se in una famiglia dove tutti sono biondi o rossi, nasce un bambino con queste caratteristiche, secondo il mito vuol dire che qualche antenato si è unito con un o una Selkie. I figli delle Selkie non riescono a resistere al richiamo mare e quando si tuffano possono rimanere più tempo sott’acqua rispetto ai piccoli umani.
IL GAELICO OGGI
Il gaelico è parlato tuttora dalle comunità madrelingua che vivono lungo le coste atlantiche (la pronuncia varia da zona a zona) e viene usato come lingua veicolare, sebbene l’insegnamento non sia più obbligatorio, nelle scuole e nelle università. La lingua gaelica è indirettamente presente anche nell’inglese parlato dagli irlandesi con i cosiddetti Irishisms, espressioni tipiche mutuate proprio dal gaelico.
Curiosità: Roma è l’unica città il cui nome in gaelico è preceduto dall’articolo determinativo, An Róimh (come dire la Roma).
LINK UTILI
Se si conosce l’inglese, è facile trovare sul web risorse linguistiche dedicate al gaelico: Easy Irish! è un corso online curato qualche anno fa da RTÉ: ogni lezione propone dialoghi da ascoltare (e scaricare in mp3) attraverso i quali apprendere le basi della grammatica e familiarizzare con la pronuncia (i saluti — Dia dhuit / Dia is Muire dhuit — sono nella lezione numero 1).
Questo video, a cura di Howcast, raccoglie invece sette frasi fondamentali per farsi capire: come salutare, come dire grazie, come dire sì/no, e così via.
Testo e ricerca iconografica in collaborazione con Kay McCarthy
Paul Murphy è il regista e lo sceneggiatore di The Weather Report, uno dei cortometraggi che vedremo in concorso all’Irish Film Festa 2015.
1944. Ted (Edward MacLiam, Run & Jump) e sua moglie Maureen (Marie Ruane) sono i guardiani del faro di Blacksod, nella Contea di Mayo. Un giorno, dopo aver trasmesso le consuete previsioni del tempo, ricevono una misteriosa telefonata. Che sta succedendo?
The Weather Report ha vinto il GFC/RTÉ Short Film Award e ha partecipato a numerosi festival internazionali, tra cui il Galway Film Fleadh, l’IndieCork Film Festival, e i festival del cinema irlandese di Boston e Chicago.
Perché hai scelto di raccontare la storia di Ted e Maureen Sweeney?
Amo pensare che esistano persone ‘normali’ improvvisamente travolte da eventi più grandi delle loro stesse vite.
Le cose interessanti accadono spesso sulle linee di confine, e in questo caso ci troviamo addirittura ai confini dell’Europa.
Come hai scelto i due protagonisti, Edward MacLiam e Marie Ruane?
Trovare l’attrice per Maureen è stato semplice: ho visto Marie Ruane nel cortometraggio Foxes e ho capito subito che sarebbe stata perfetta nel ruolo. Sono felicissimo che abbia accettato. Ted invece è stato più difficile, c’erano tanti attori irlandesi che avrebbero potuto interpretarlo. Sono contento di aver scelto Ed, è stato un vero piacere lavorare con lui e Marie.
Avete girato proprio al faro di Blacksod?
Sì, proprio al faro di Blacksod, era importante per me girare nei veri luoghi della storia. Tra l’altro Blacksod è l’unico faro in Gran Bretagna e in Irlanda ad avere un tetto quadrato. È un posto straordinariamente isolato, persino per l’ovest del Paese, e così è relativamente semplice girarvi un film ambientato negli anni 40.
L’Irish Film Festa proporrà The Weather Report venerdì 27 marzo alle 21.00 (abbinato alla proiezione di Gold) e sabato 28 marzo alle 15.30 nel secondo programma di cortometraggi [qui il calendario completo].
L’ottava edizione di IRISH FILM FESTA si svolge dal 26 al 29 marzo 2015 presso la Casa del Cinema di Roma (Largo Marcello Mastroianni 1, Villa Borghese).
I giornalisti interessati devono inviare una richiesta di accredito (anche per singole proiezioni) entro martedì 24 marzo all’indirizzo irishfilmfesta@gmail.com, specificando il nome della testata per la quale seguiranno il festival.
L’organizzazione si riserva di valutare le richieste.
MODALITÀ DI ACCESSO PER IL PUBBLICO
Le proiezioni sono tutte a ingresso gratuito fino a esaurimento posti.
Consigliamo, soprattutto per i film in programma sabato 28 e domenica 29 marzo, di arrivare con almeno 45 minuti di anticipo.
Gli spettatori che scelgono di sostenere il festival con una donazione minima di 50 euro avranno un posto riservato per l’intera manifestazione. Il pagamento deve essere effettuato entro martedì 24 marzo e ne va data comunicazione all’indirizzo irishfilmfesta@gmail.com.
IRISHFILMFESTA torna a Roma dal 26 al 29 marzo 2015: il festival dedicato al cinema irlandese giunge quest’anno all’ottava edizione e si terrà come di consueto alla Casa del Cinema (qui il calendario).
Prevista anche una sezione speciale dedicata alla lingua gaelica irlandese, un Gaelic Focus con proiezione di An Bronntanas (The Gift), il thriller diretto da Tom Collins ambientato in Connemara, e del cortometraggio in competizione Rúbaí di Louise Ni Fhiannachta, entrambi recitati proprio in gaelico.
Tra i film in programma anche il drammatico, pluripremiato Patrick’s Day (2014) di Terry McMahon, tra gli ospiti del festival, con Moe Dunford nei panni di un 26enne schizofrenico che sperimenta l’amore per la prima volta; e la commedia Gold (2014) di Niall Heery con James Nesbitt, David Wilmot, Kerry Condon e Maisie Williams, su un uomo che torna a casa dopo anni e trova mutati tutti gli equilibri in famiglia.
Ospite d’onore di IRISHFILMFESTA 2015 sarà Lenny Abrahamson, uno dei registi più amati dal festival e del quale, nel corso delle passate edizioni, è stata proposta la filmografia completa. Quest’anno vedremo il suo film più recente, Frank, con Michael Fassbender, Domhnall Gleeson e Maggie Gyllenhaal, e il suo lungometraggio d’esordio, Adam & Paul, che nel 2004 ha ne rivelato il talento e segnato la nascita del nuovo cinema irlandese. Il regista terrà alla Casa del Cinema anche una masterclass aperta al pubblico.
Il cinema del reale è rappresentato in questa edizione da tre documentari, tutti girati nel 2014: A City Dreaming di Mark McCauley, dedicato alla città di Derry e affidato alla voce narrante del popolare autore e conduttore radiotelevisivo nordirlandese Gerry Anderson, scomparso lo scorso anno; Brendan Behan – The Roaring Boy di Maurice Sweeney, nel quale l’attore Adrian Dunbar (anche lui atteso a Roma), che ha impersonato Behan molte volte a teatro, si mette in viaggio per raggiungere tutte le città dove lo scrittore ha vissuto e dove è ancora molto amato; Ballymurphy di Sean Murray, sul massacro compiuto a Belfast dall’esercito britannico nell’estate del 1971.
Nello stesso anno è ambientato ’71 di Yann Demange, dove la recluta inglese Gary (Jack O’Donnell), in servizio nell’insanguinata Belfast, si trova improvvisamente solo fra le linee nemiche. Di tutt’altro genere Poison Pen, la commedia romantica diretta da Steven Benedict, Lorna Fitzsimons e Jennifer Shortall, e prodotta dal centro dublinese non-profit Filmbase, nato nel 1986 per sostenere i giovani filmmaker.
Completa il programma Song of the Sea, il film animato di Tomm Moore (già co-regista con Nora Twomey di The Secret of Kells, presentato all’IRISHFILMFESTA 2010) che ha ricevuto una nomination agli Oscar 2015.
IRISHFILMFESTA, creato e diretto da Susanna Pellis, è prodotto dall’associazione culturale Archimedia ed è realizzato in collaborazione con Irish Film Institute; con il sostegno di Culture Ireland, Irish Film Board, Turismo Irlandese, Irish Design 2015; e il patrocinio dell’Ambasciata irlandese in Italia.
Partner IRISHFILMFESTA 2015: Keough-Naughton Institute for Irish Studies, University of Notre Dame Rome Global Gateway, Jameson Irish Whiskey, Hard Rock Café Roma, IED Roma.
Media Partner: Film Tv, Wanted in Rome, Cinecittà News e affaritaliani.it
Ruth Meehan è la regista e sceneggiatrice di The Measure of a Man, uno dei cortometraggi in concorso all’Irish Film Festa 2015.
Jay Brady (Andrew Simpson, che interpretava l’amante adolescente di Cate Blanchett in Diario di uno scandalo) è un giovane uomo che cerca di superare la morte del padre, mentre si fa fare da un sarto (Ronan Wilmot) il suo primo abito su misura.
Ruth ci ha parlato del significato catartico del cortometraggio, ispirato a una storia vera.
Com’è stata sviluppata la sceneggiatura?
Ho scritto la sceneggiatura con mio fratello Kenneth: ad ispirarci è stata una storia raccontata dal nostro amici Gary Henderson. Gary aveva perso da poco suo padre e ci disse di aver ordinato un vestito su misura proprio da quello che era stato il sarto del padre. Per lui era stata un’esperienza catartica che l’aveva fatto sentire più vicino a suo padre.
Questo cortometraggio è stato un dono, di quelli che ti prendono per mano e ti mostrano la direzione. È stato, ed è tuttora, per tutti noi un’opera molto personale, catartica e capace di guarire il dolore. Uno dei ricordi più cari che ho conservato da un periodo davvero buio.
Come avete scelto gli attori Andrew Simpson e Ronan Wilmot?
In quel periodo stavo lavorando su un altro progetto con il produttore Tony Deegan: lui, a sua volta, aveva appena finito di lavorare con Andrew Simpson e ci disse quanto fosse brillante. Andrew era appena entrato nel cast di una grossa serie BBC, The Life and Adventures of Nick Nickleby, ma la storia di The Measure of Man riuscì a toccare anche lui, che aveva appena perso un caro amico. È una fortuna che abbia fatto in tempo a prendere parte al nostro corto.
Anche la scelta di Ronan Wilmot nasce dal suggerimento di un amico. Aveva la sensibilità giusta per interpretare il nostro sarto, e poi è bravissimo.
Dov’è stato girato The Measure of a Man?
Louis e Adrian Copeland sono due dei sarti più noti a Dublino, e siamo stati molto fortunati ad avere la possibilità di entrare nel loro laboratorio. I locali erano stati ristrutturati da poco, così ci hanno presentati a Denis Darcy, che stava per andare in pensione, e il cui studio sarebbe stato il sogno di ogni designer. Denis aveva un abito da finire con urgenza proprio nel giorno delle riprese, così ha continuato a lavorare mentre noi eravamo lì. Alcune inquadrature mostrano le sue mani mentre tagliano la stoffa, anche se ormai non sapremmo più distinguerle!
Un ringraziamento speciale alla produttrice Tamsin Lyons
Patrick’s Day è il film scritto e diretto da Terry McMahon che vedremo all’Irish Film Festa 2015.
Allegro ed espansivo, Patrick (Moe Dunford), è un giovane di ventisei anni affetto da schizofrenia. Grazie all’aiuto dei medicinali e alla protezione di sua madre Maura (l’attrice neozelandese Kerry Fox), il ragazzo non è una minaccia, né per sé né per gli altri. Finché non si innamora di Karen (Catherine Walker).
TERRY McMAHON
La sceneggiatura di Patrick’s Day nasce dalle esperienze giovanili di Terry McMahon, che per un breve periodo lavorò come apprendista infermiere in una clinica psichiatrica, restando turbato «dall’imposizione moralistica di regole di condotta sessuale su coloro che allora venivano considerati “handicappati mentali”, quando in realtà eravamo noi ad aver bisogno di prendere lezioni di umanità da quelle persone che pretendevamo di proteggere».
Patrick’s Day, girato a Dublino e Wicklow in appena diciotto giorni, è il secondo film di Terry McMahon, che ha debuttato nel 2011 con il controverso Charlie Casanova, miglior opera prima al Festival di Galway. Sempre a Galway, Patrick’s Day è stato premiato come miglior film, per poi ricevere riconoscimenti nei festival di tutto il mondo.
GLI ATTORI
MOE DUNFORD (PATRICK)
Terry McMahon racconta nelle note di regia che è stato difficile trovare in un attore quella particolare «combinazione di rabbia e delicatezza propria di chi è stato a lungo represso». Poi, finalmente, ecco quello giusto: «C’era qualcosa di pericoloso nei suoi occhi ma cercava di nasconderlo. C’era forza nel suo modo di muoversi ma cercava di non darlo a vedere. C’era consapevolezza nel modo in cui stava affrontando il provino, ma senza ostentazione. Si chiama Moe Dunford, ecco il nostro Patrick».
«Terry ha lavorato nel settore della salute mentale, conosce bene la condizione di chi soffre di schizofrenia e delle loro famiglie. Per quanto riguarda Patrick, però, mi sono concentrato soprattutto sulla sua lotta per dimostrare, a dispetto della propria condizione, l’amore che prova per Karen», spiega Moe Dunford a movies.ie.
L’attore, apparso nelle serie tv The Tudors, Raw e Vikings, ha ricevuto lo Shooting Stars Award alla Berlinale 2015, un premio riservato annualmente ai giovani attori europei più promettenti.
KERRY FOX (MAURA)
Racconta Terry McMahon: «Ho domandato a Rebecca (la direttrice di casting, ndr) quante possibilità avevamo di riuscire a coinvolgere qualcuno ‘come’ Kerry Fox. Ho detto ‘come’ perché pensavo a un’attrice del suo livello, non a lei in persona: sarebbe stato impossibile, no? Adoro Kerry Fox da più di vent’anni. La sua interpretazione in Un angelo alla mia tavola di Jane Campion mi aveva profondamente colpito e da allora ho visto tutti i suoi film, da Benvenuti a Sarajevo di Michael Winterbottom a Intimacy di Patrice Chéreau. Mi sembrava impossibile che potesse leggere la mia sceneggiatura, figuriamoci averla davvero nel film. Le ho scritto una lettera, Rebecca gliel’ha inviato allegando la sceneggiatura e dopo appena 24 ore Kerry Fox ha detto sì».
«Non convinci gente come Kerry Fox a salire su un aereo per prendere parte a un piccolo film irlandese – ha detto Moe Dunford in una recente intervista – a meno che non sia davvero innamorata della sceneggiatura. Non l’abbiamo mica pagata milioni».
CATHERINE WALKER (KAREN)
«Terry e io siamo amici — spiega Catherine Walker a Scannain — e quando mi ha dato la sceneggiatura ho iniziato a leggerla come favore, non pensavo davvero a un ruolo. Ma più leggevo e più mi identificavo in Karen. È un personaggio interessante, forte ma bloccata dalla mancanza di autostima. Mi affascinava l’idea che Karen potesse raggiungere l’intimità con un uomo così problematico come Pratick ed entrare in connessione con lui».
Terry McMahon, da parte sua, non ha mai avuto dubbi: «Una cara amica dall’enorme talento, Catherine Walker è nata per interpretare Karen».
PHILIP JACKSON (FREEMAN)
«Ho visto Scum del grande Alan Clarke — racconta Terry McMahon — ad un’età in cui i film sono dei pugni nello stomaco. La recitazione, da parte di tutto il cast, è straordinaria ma Philip Jackson nei panni di Greaves mi colpì in modo particolare e da allora, come Kerry Fox, l’ho seguito nel corso degli anni guardandolo diventare uno dei più grandi attori del mondo. Parlo spesso di Philip alle persone e, anche se il suo nome non è noto come meriterebbe, quando spiego loro dove potrebbero averlo visto finiscono sempre per dirmi quanto lo amano».
LA RAPPRESENTAZIONE DELLA SCHIZOFRENIA
Il mese scorso The Irish Times ha pubblicato un articolo dello psichiatra Garrett O’Connor che definisce Patrick’s Day «uno straordinario strumento educativo e terapeutico» per la comprensione sociale della schizofrenia.
Patrick’s Day «ci invita ad entrare nella vita di un uomo schizofrenico e, se ne abbiamo il coraggio, a riconoscerci in lui: in altre parole, a trovare lo ‘schizofrenico’ che è in noi – dice O’Connor – Se riusciamo a ricordare le nostre esperienze in modo completamente sincero, tutti ammetteremo probabilmente di esserci comportati, qualche volta, proprio come Patrick o come sua madre. Ma, dal momento che la maggior parte di noi non soffre di schizofrenia, abbiamo sempre trovato una via d’uscita attraverso la negazione e l’autoinganno».
La schizofrenia, spiega O’Connor, è un «disturbo che coinvolge il pensiero, le emozioni, il comportamento, e provoca percezioni errate, allucinazioni, un senso di distacco dalla società e dalle relazioni interpersonali, nonché di frammentazione mentale ed emotiva».
Irish Design 2015 sponsorizza l’edizione 2015 del concorso cortometraggi di Irish Film Festa coprendo le spese di viaggio e alloggio per i due registi vincitori.
Il programma di ID2015 nasce, con il sostegno del Governo irlandese, al fine di esplorare, promuovere e celebrare il design e i designer irlandesi attraverso eventi e attività nazionali e internazionali.
ID2015 offre ai designer irlandese un’opportunità unica per evidenziare l’importanza e l’impatto che il design ha in ogni aspetto della vita quotidiana. Eventi di primo piano, in patria e all’estero, collocheranno l’Irlanda al centro di un contesto economico internazionale creativo e capace di guardare al futuro.
Il programma di ID2015 intende favorire gli investimenti pubblici e privati nel settore del design e promuovere i talenti irlandesi in tutto il mondo.
Michael D. Higgins, Presidente d’Irlanda, è il Patron di ID2015: l’iniziativa fa parte dell’Action Plan for Jobs del Governo irlandese. ID2015 è organizzato dal Design & Crafts Council of Ireland (DCCoI), in collaborazione con varie associazioni partner, su incarico del Dipartimento del Lavoro, dell’Impresa e dell’Innovazione, del Dipartimento degli Affari Esteri e del Commercio, e di Enterprise Ireland.
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