Sono aperte le iscrizioni per il concorso riservato ai cortometraggi irlandesi della nona edizione di IRISH FILM FESTA che si terrà dal 7 al 10 aprile 2016.
Il termine per la presentazione delle opere è il 20 dicembre 2015. Tra tutti i corti proposti saranno selezionati i titoli finalisti che comporranno la sezione competitiva del festival.
I film, di durata non superiore ai 30 minuti, possono essere inviati in DVD all’indirizzo
Associazione Culturale ARCHIMEDIA
via Segesta 16
00179 Roma (Italia)
La nona edizione di Irish Film Festa si svolgerà dal 7 al 10 aprile 2016, come sempre alla Casa del Cinema di Roma.
Una sezione del Festival sarà dedicata al Centenario della Easter Rising, la Rivolta di Pasqua che nel 1916 diede il via al lungo processo verso l’indipendenza dal Regno Unito e la costituzione della Repubblica d’Irlanda.
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Cinque consigli per la lettura, dedicati a chi vuole arrivare preparato alla prossima stagione cinematografica e a chi semplicemente, come noi, ama l’Irlanda e la sua storia.
BROOKLYN di Colm Tóibín
La storia della giovane Eilis, che negli anni 50 lascia Enniscorthy per cercare lavoro a New York, arriva al cinema con il film omonimo di John Crowley, su sceneggiatura di Nick Hornby. Presentato al Sundance Film Festival 2015, Brooklyn uscirà nelle sale americane a fine anno. La protagonista è Saoirse Ronan; al suo fianco Domhnall Gleeson, Emory Cohen e Julie Walters.
Brooklyn di Colm Tóibín (2009) è pubblicato in Italia da Bompiani.
ROOM di Emma Donoghue
Il nuovo film del nostro amato Lenny Abrahamson è tratto da Room di Emma Donoghue, che si è occupata personalmente dell’adattamento: un bambino (il piccolo Jacob Tremblay) nasce e cresce nella stanza dove viene tenuto prigioniero con la madre (Brie Larson). Del cast fanno parte anche William H. Macy e Joan Allen. Anche per Room, uscita internazionale prevista a fine 2015.
Room (2010) è pubblicato in Italia da Mondadori con il titolo Stanza, letto, armadio, specchio.
QUELLI DEL SAN PATRICIO di Pino Cacucci
Seconda metà dell’Ottocento, Veracruz. Il Batallón San Patricio, formato da soldati irlandesi, combatte a fianco dei messicani contro l’esercito degli Stati Uniti. Pino Cacucci (l’autore di Puerto Escondido e La polvere del Messico) racconta la storia del tenente di artiglieria John Riley e della sua amicizia con l’ufficiale di West Point Aaron Cohen.
L’ISOLA CHE SCOMPARE. VIAGGIO NELL’IRLANDA DI JOYCE E YEATS
di Fabrizio Pasanisi
«Per chi fosse interessato al rapporto tra l’isola di smeraldo, i suoi luoghi, la sua gente e gli scrittori, è fortemente consigliato il libro L’isola che scompare di Fabrizio Pasanisi, viaggio appassionato e anche amaro (fin dal titolo) in un mondo davvero a parte: così lo scorso marzo Mauro Gervasini presentava questo volume su Film Tv, la rivista media partner di Irish Film Festa.
Di Ratlines ci ha parlato qualche mese fa Stuart Graham (qui l’intervista): il giallista Stuart Neville è infatti lo sceneggiatore del cortometraggio The Good Word, presentato in concorso ad Irish Film Festa 2015, ed è attualmente in produzione una serie televisiva tratta proprio dal suo Ratlines. Il romanzo è ambientato in Irlanda nel 1963, alla vigilia della visita di John Fitzgerald Kennedy, quando un uomo d’affari tedesco viene assassinato.
Lost and Found è un cortometraggio irlandese scritto e diretto da Liam O’Neill che ha bisogno del nostro aiuto per essere completato: la produzione ha lanciato una campagna di crowdfunding su Indiegogo che andrà avanti fino al 25 luglio.
Lost and Found racconta la storia del piccolo Charlie, mosso da un amore incondizionato per i proprio genitori e da grande immaginazione e intraprendenza. Dopo la morte del padre, Charlie deve trovare un modo per aiutare sua madre: decide così di rapire gli animali domestici dei dintorni per poi riportarli indietro e chiedere una ricompensa. Come spesso accade, il piano all’inizio sembra perfetto ma le cose non andranno come Charlie aveva sperato
Una percentuale del budget raccolto da Lost and Found andrà al rifugio del Limerick Animal Welfare.
Dopo la prima nazionale dello scorso ottobre, torna in scena al Teatro Elettra di Roma dal 18 al 21 giugno La stanza sopra il pub, adattamento in italiano di My Bedsit Window del giovane autore irlandese David Gilna.
La stanza sopra il pub nasce con l’intento di promuovere la cultura irlandese in Italia e in particolare a Roma, e viene presentato con il patrocinio di Irish Film Festa e Irlandando.
Gli spettatori che verranno a conoscenza dello spettacolo attraverso i canali di comunicazione di Irish Film Festa potranno segnalarlo al momento dell’acquisto o della prenotazione telefonica (consigliata) e usufruire così di una riduzione sul prezzo del biglietto.
La stanza sopra il pub
18 – 21 giugno 2015
Teatro Elettra, via Capo d’Africa, 32 – Roma
RegiaAlberto Albertino TestoDavid Gilna Traduzione e adattamentoAlberto Albertino ConAlberto Albertino, Andrea Guerini, Matteo Maria Dragoni, Lorenza Sacchetto Disegno luciAndrea Guerini MusicheLorenza Sacchetto Prodotto daClan Mac Leod Production
Orari
18 – 20 giugno ore 21
21 giugno ore 18
Biglietti e prenotazioni
Intero: 13 euro – Ridotto: 10 euro (+ 2 euro tessera)
328.0057950 – 339.1786853
Autore di Sword, nella Contea di Dublino, David Gilna, nonostante la giovane età, vanta già una serie di esperienze sia come attore che, principalmente, come autore di testi teatrali, molti dei quali basati su vicende personali.
Influenzato da un evento che gli ha cambiato la vita avvenuto nel 2004, quando durante una vacanza a Boston, negli Stati Uniti, è stato colpito da un fulmine, David Gilna ha vissuto il trauma e il successivo recupero delle funzionalità nervose e motorie con una ricerca interiore che lo ha trasformato da giovane e anarcoide perditempo in sensibile attore attento ai fatti del suo piccolo quotidiano e del mondo che lo circonda.
Lo sguardo sulle vicissitudini quotidiane, che prima dava per scontate, lo hanno portato a scrivere i testi teatrali Cinque notti (Five Nights), La mia felicità (My Happyness), Il dono del fulmine (The Gift of Lightning), Questi luoghi feriti (These Wounded Places) e La finestra sopra il pub (My Bedsit Window).
Altri lavori includono sceneggiature per Fair City, soap opera ambientata a Dublino, e alcuni cortometraggi. Alcuni di questi testi sono stati portati in scena sia a Dublino che a Londra, dove ora Gilna risiede.
Nel 2013 la Blue Pip Production ha acquistato i diritti per trasformare The Gift of Lightning in un film. David Gilna sta collaborando all’adattamento del testo teatrale per la sceneggiatura finale.
«Da un giovane autore irlandese – spiega il regista Alberto Albertino − nasce una storia che illustra il saliscendi emotivo della vita di un attore attraverso il percorso che lo porta a vivere la vita secondo le sue aspirazioni per poter raggiungere il sogno in cui crede. La mia scelta nasce dal desiderio di tradurre il lavoro di David Gilna per illustrare al pubblico che la vita di un artista non è quella delle copertine patinate delle riviste ‘glamour’ ma una ben più difficile altalena fra la passione che lo spinge a mettersi continuamente in gioco e le frustrazioni che l’attesa e il miraggio del successo possono portare. L’ostacolo della lingua è stato superato adattando il testo, che in originale si basava su una alternanza di accenti diversi per definire i personaggi, rendendo i vari personaggi che il protagonista William Blake incontra nel suo racconto delle figure facilmente riconoscibili come immagini archetipiche».
Song of the Sea di Tomm Moore, presentato lo scorso marzo all’Irish Film Festa, ha ricevuto l’Irish Film and Television Academy (IFTA) Award 2015 come miglior film.
«I filmmaker irlandesi dimostrano di saper vedere l’animazione come un mezzo e non come un genere», scrive Tomm Moore.
Tra i premiati nella serata degli IFTA, che si è tenuta a Dublino domenica 24 maggio, troviamo anche altri ospiti di Irish Film Festa 2015: Lenny Abrahamson, miglior regista per Frank, Terry McMahon e Moe Dunford, rispettivamente miglior sceneggiatore e miglior attore protagonista per Patrick’s Day.
Frank ha vinto altre due statuette, quella per il miglior attore non protagonista Domhnall Gleeson e quella per la miglior fotografia di James Mather. Patrick’s day ha ricevuto invece un terzo IFTA per il sonoro.
In più, Somewhere Down the Line di Julien Regnard, visto in concorso all’Irish Film Festa, ha vinto come miglior cortometraggio animato.
Dopo averne proiettato la filmografia completa nel corso delle passate edizioni, l’Irish Film Festa 2015 ha dato il benvenuto a Lenny Abrahamson: il regista ha incontrato il pubblico domenica 29 marzo dopo la proiezione del suo film più recente, Frank, interpretato da Michael Fassbender (che recita con il volto coperto da una maschera), Domhnall Gleeson, Maggie Gyllenhaal e Carla Azar.
Jon (Gleeson), un giovane aspirante musicista, scopre di non essere all’altezza della situazione quando si unisce a una band di eccentrici performer, i Soronprfbs, guidati dal misterioso ed enigmatico Frank (Fassbender), un genio della musica che si nasconde dietro una enorme testa di cartapesta, e dalla sua terribile partner Clara (Gyllenhaal). La figura di Frank è liberamenbte ispirata a Frank Sidebottom, alter ego del comico e musicista britannico Chris Sievey, e ai cantautori Daniel Johnston e Captain Beefheart. La colonna sonora di Frank è stata composta da Stephen Rennicks.
L’incontro con Lenny Abrahamson alla Casa del Cinema di Roma è stato condotto dal direttore artistico del festival Susanna Pellis e dal musicista Maurice Seezer.
IL GENIO E LA FOLLIA
Frank va contro una certa idea, tipica della cultura americana, secondo cui puoi avere o diventare qualunque cosa, basta volerlo. Da qui deriva l’idiozia da X-Factor: persone senza talento e capacità che pensano basti avere passione per arrivare al successo. Jon nel film è proprio questo tipo di persona: ha confuso i valori umani con i traguardi che intende raggiungere – qualcosa che peraltro può capitare a tutti noi. Un altro stereotipo che Frank vuole cancellare è il legame tra genio e pazzia: la mente umana è complessa, e i creativi sono spesso persone che hanno enormi difficoltà a stare al mondo. Il disagio mentale non deve essere visto come qualcosa di cool, perché genera una sofferenza reale. E la sofferenza non è cool. Allo stesso modo, la presunta normalità non rappresenta, come crede Jon all’inizio del film, un ostacolo alla creatività.
MICHAEL FASSBENDER: IL VOLTO E LA MASCHERA
La maschera è liberatoria: ci si può nascondere e proiettare sulla maschera, di volta in volta, la parte di sé che si preferisce. Il volto delle star, in particolare di quelle come Michael che sono considerate dei sex symbol, si trasforma spesso in un’immagine di proprietà del pubblico, e si fa fatica a vederlo ancora come un vero volto semplicemente umano. In Frank, grazie alla maschera, vediamo solo le capacità interpretative di Michael Fassbender. Per quanto riguarda l’impatto che lui ha sul pubblico femminile, vi dico solo che andare in giro con Michael è come trovarsi in Gli uccelli di Hitchcock, solo che nel nostro caso gli “uccelli” sono le fan, attratte da una forza irresistibile. Da uomo, per me, è un’esperienza piuttosto umiliante (ride, ndr).
LA MUSICA E IL PROCESSO CREATIVO
Non volevamo che Frank fosse un musical, piuttosto un film nel quale la musica e il processo creativo che c’è dietro apparissero realisticamente come parte integrante della storia e dei personaggi. Per ottenere questo risultato era necessario non essere troppo rigidi, ma allo stesso tempo non potevamo neanche arrivare sul set e improvvisare, così abbiamo scritto la colonna sonora parallelamente alla sceneggiatura, identificandoci noi per primi con i protagonisti. Ci siamo divertiti molto a trovare ispirazione anche in oggetti apparentemente insignificanti. La parte più difficile, sia in fase di scrittura che di riprese, è stata la canzone finale, I Love You All: Michael l’ha affrontata in modo eccezionale, ha saputo trasmettere tantissime emozioni.
Sapevamo poi di aver bisogno, per i Soronprfbs, di un vero batterista: la sezione ritmica è troppo importante, non poteva essere recitata. Carla Azar si è rivelata una scelta fantastica: lei aveva già ricevuto altre proposte cinematografiche ma non aveva mai accettato. Il personaggio di Nana però le è piaciuto così tanto che a noi ha detto subito sì. E poi c’è Clara, interpretata da Maggie Gyllenhaal, che suona il theremin. Nella prima stesura della sceneggiatura il personaggio si chiamava Klaus in omaggio a Klaus Kinski: un personaggio aggressivo, che incute timore. E dato che lei rifiuta completamente la musica commerciale, le abbiamo messo in mano il theremin, uno strumento che difficilmente vedremmo in una pop band. Maggie ha impiegato sei mesi per imparare a suonarlo, anche lei è stata bravissima: è una persona meravigliosa, la definirei nobile.
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