C’è qualche bella novità, in questa undicesima edizione di IRISH FILM FESTA. A cominciare dal giorno in più, che ci concediamo per dare maggior respiro alla programmazione e più varietà alle nostre proposte. Così possiamo prevedere innanzitutto un appuntamento rivolto a un pubblico specializzato, oltre che agli appassionati tutti. Si tratta del convegno Making Shorts, centrato sui cortometraggi, settore dove l’Irlanda eccelle e che l’Italia quasi ignora: l’occasione, inserita a corredo del nostro concorso, è pensata per raccogliere buone pratiche, scambiare idee e informazioni.
Altra cosa bella e nuova è l’apertura ufficiale di un canale dedicato alla letteratura – #IFFbooks – con due film tratti o attratti da scrittori irlandesi: il mediometraggio d’animazione An Béal Bocht (The Poor Mouth), da Flann O’Brien; e il documentario My Astonishing Self, su George Bernard Shaw (presentato da Gabriel Byrne!). In programma anche l’incontro con il giovane e già affermato romanziere Paul Lynch, che racconterà al pubblico il suo percorso, dalla critica cinematografica ieri alla narrativa oggi.
Si diceva della competizione cortometraggi: mai come quest’anno il livello delle candidature è stato alto e mai come quest’anno sono arrivate tante opere dal Nord Irlanda. Motivo di notevole soddisfazione per il nostro festival, da sempre caratterizzato da un’idea dell’Irlanda come isola artisticamente indivisa, che stavolta è diventata anche la nostra immagine di copertina.
Intanto, la cinematografia irlandese continua a crescere e sorprendere. I film che abbiamo scelto per questa edizione hanno tutti tematiche forti, generi diversi, stili personalissimi. Handsome Devil e Kissing Candice raccontano disagi giovanili, il primo con i toni della commedia, il secondo sfiorando atmosfere thriller.
Rocky Ros Muc e Song of Granite sono, rispettivamente, un documentario sul pugile Sean Mannion, e un anti-biopic d’autore sul virtuoso di canto tradizionale irlandese Joe Heaney: nativi entrambi del Connemara, costretti entrambi ad emigrare in America.
E se Maze accosta immaginazione e accuratezza per ricreare la fuga record di 38 detenuti dell’IRA da un carcere nordirlandese negli Anni Ottanta, i protagonisti di No Party for Billy Burns e The Breadwinner (ennesimo gioiello d’animazione con targa Cartoon Saloon) respingono la dura invadenza della realtà con la forza invincibile della fantasia.
Ci piace, infine, dedicare l’Irish Classic di quest’anno a Gabriel Byrne, come omaggio al suo recente premio IFTA alla carriera. Dalla sua filmografia interminabile abbiamo scelto Into The West (1992), un film intriso di realismo magico dove potremo rivederlo nel ruolo di Papa Reilly, il capo nomade che diventa alcolizzato, e stanziale, perché non sopporta il dolore di una perdita. Una delle prove migliori di questo attore colto e schivo, che ha ritirato l’IFTA Award con sincera commozione.
Auguri a Gabriel Byrne, intellettuale e gentiluomo.
Ár gceol thú is comhghairdeas, a Ghabriel Uí Bhroinn, a Aisteoir agus a Dhuine- Uasail.
— Susanna Pellis