Tre domande a… Lee Cronin, regista di Ghost Train

Ghost Train
Lee Cronin è il regista di Ghost Train, uno dei dieci cortometraggi in live action che vedremo in concorso all’Irish Film Festa 2015.

Ghost Train è un horror e racconta la storia di due fratelli, Michael e Peter, che ogni anno compiono un pellegrinaggio alla vecchia giostra dell’orrore dove il loro amico Sam scomparve quando erano ragazzini.

Il corto di Cronin è stato premiato al San Sebastian Horror and Fantasy Film Festival, all’Ithaca International Fantastic Film Festival e al Molins de Rei Horror Film Festival. Uno dei suoi lavori precedenti, Billy & Chuck, è stato presentato al Galway Film Fleadh nel 2011.

 

Com’è nata la sceneggiatura?

Sono sempre stato affascinato da quanto la giostra dell’orrore che si trovava al parco giochi mi spaventasse, quand’ero piccolo. Ripensando alla mia infanzia mi sono tornati in mente i vecchi amici, quelli a cui sei legatissimo quando hai 9 o 10 anni ma con i quali poi, crescendo, perdi i contatti. Ho pensato ai guai in cui spesso ci cacciavamo giocando, e a come in certe occasioni siamo stati davvero fortunati a non saltare in aria o precipitare nel vuoto. Cose da bambini, ma quando cresci ti guardi indietro e dici ‘era davvero pericoloso!

Tutti questi ricordi mi hanno portato a immaginare Ghost Train: ho deciso che doveva essere un film sulle decisioni che prendiamo da ragazzini, e su come tali decisioni siano in grado di influenzare la nostra vita adulta. Un tema piuttosto importante, ma io amo raccontare storie attraverso un punto di vista fantastico e così ne ho fatto un film horror.

 

Il paesaggio gioca un ruolo importante in Ghost Train: dov’è stato girato? Hai fatto uso di effetti visivi particolare per dare vita alla vecchia giostra?

Abbiamo girato a Kildare, in Irlanda. Trovare la giusta location è stato difficile, poi il produttore mi ha detto che secondo lui stavo cercando un posto in cui eravamo già stati. Aveva ragione, perché siamo finiti sullo stesso campo dove era stato girato il mio corto precedente, Billy & Chuck. Benché abbia un respiro epico, tutto il film è ambientato in un luogo solo. Anche le inquadrature dei fratelli adulti all’interno dell’automobile sono state realizzate in quel campo usando un green screen.

Per quanto riguarda la giostra, abbiamo usato alcuni effetti visivi semplici e altri più complessi. Preferisco però non svelare cosa è vero e cosa non lo è: abbiamo lavorato tanto per ottenere un effetto omogeneo. La sfida per lo spettatore è distinguere ciò che è reale da ciò che è stato invece ottenuto con le tecnologie digitali!

 

Come hai scelto i ragazzini che interpretano i giovani Michael, Peter e Sam?

È stato un processo lungo, durante il quale sono stato affiancato dal direttore di casting Nick McGinley, a Dublino. Abbiamo incontrato circa 60/70 ragazzi in un paio di giorni. Li abbiamo messi seriamente alla prova, in particolare quelli che si presentavano al provino per il ruolo di Sam, perché avrebbe dovuto affrontare una sfida non semplice. Abbiamo pre-selezionato sei giovani attori, due per ogni ruolo, e a quel punto non restava altro che compiere una scelta: quale sarà la giusta combinazione? Spero che abbiamo preso la giusta decisione. Secondo me sì.