Quando la seconda stagione di His Dark Materials – Queste oscure materie, la serie tratta dai celebri romanzi fantasy di Philip Pullman, è andata in onda su BBC (in Italia è nel catalogo di Sky), gli spettatori irlandesi hanno accolto con entusiasmo l’interpretazione di Simone Kirby nel ruolo di Mary Malone, la studiosa di materia oscura che affianca la protagonista Lyra nel suo percorso di conoscenza alla scoperta della misteriosa Polvere.
Un entusiasmo suscitato non solo dal talento dell’attrice, originaria della contea di Clare, ma anche dalla caratterizzazione del personaggio: la suggestione Irish contenuta nel nome della ex suora Mary Malone, già presente nel testo di Pullman, diventa infatti esplicita nella serie grazie a precise scelte di casting e, conferma la stessa Kirby, di linguaggio e accento.
Il casting di His Dark Materials
His Dark Materials ha regalato a Simone Kirby una popolarità nuova e le ha permesso di farsi apprezzare dagli appassionati di un certo tipo di serialità letteraria, cinematografica e televisiva, vissuta come esperienza collettiva nell’ambito del cosiddetto fandom: è lei stessa a sottolineare che senza il suo incontro con Mary Malone, e l’accoglienza che i fan hanno riservato alla scena in cui compare a fianco di Mrs Coulter (Ruth Wilson), non avrebbe imparato il significato del termine shipping. A Mary, Simone Kirby presta i suoi tratti delicati e lo sguardo aperto, e ne tratteggia il carattere con una recitazione rilassata ed empatica, perfetta per interagire in modo naturale con i giovanissimi protagonisti della serie.
Questa felice congiuntura tra la capacità creativa di un’attrice, il sottotesto culturale che la sua stessa presenza sullo schermo si porta dietro, e le aspettative degli spettatori che, si sa, quando si parla di adattamenti da libri molto amati sono piuttosto esigenti, evidenzia l’importanza di un buon casting. La produzione (HBO-BBC) di His Dark Materials in questo senso si è dimostrata particolarmente attenta: lo vediamo nella varietà etnica degli interpreti e in alcuni dettagli che creano piacevoli connessioni extra-testuali per il pubblico di riferimento (è il caso di Phoebe Waller-Bridge chiamata per prestare la voce al daimon di John Parry/Andrew Scott, suo affiatatissimo compagno di scena già in Fleabag).
Per chi poi, come gli attori irlandesi, viene da un paese e da una cinematografia penalizzati da una lunga storia di colonizzazione, incontrare direttori di casting (per His Dark Materials ha lavorato l’agenzia di Kahleen Crawford) che non cancellino ma sappiano valorizzarne le peculiarità, è determinante. Ed è bello ricordare che anche il primo grande ruolo internazionale di Simone Kirby è arrivato, nel 2014, grazie a un autore che sul rispetto delle identità nazionali, e in particolare proprio di quella irlandese, ha costruito una parte non trascurabile della sua filmografia: parliamo di Ken Loach e di Jimmy’s Hall, che oltre a Kirby portava sullo schermo Barry Ward, Francis Magee, Aisling Franciosi, Karl Geary e molti altri.
Chi è Simone Kirby
Come tanti suoi connazionali, Simone Kirby ha mosso i primi passi in teatro, dai dublinesi Abbey e Gate ai londinesi Old Vic e Globe. Tra i titoli più recenti del nuovo cinema irlandese che hanno visto la sua partecipazione, vanno citati l’horror The Hole in the Ground (distribuito nel 2019 anche in Italia col titolo Hole – L’abisso, è l’esordio nel lungometraggio di Lee Cronin, premiato a IRISH FILM FESTA 2015 per il corto Ghost Train), Calm with Horses di Nick Rowland (2019, con Cosmo Jarvis, Barry Keoghan e Niamh Algar) e Dating Amber di David Freyne (2020, con i giovani Fionn O’Shea e Lola Petticrew); senza dimenticare i ruoli nelle serie televisive Pure Mule (vista all’IRISH FILM FESTA 2009), Love/Hate e Peaky Blinders.
Nella mini-serie storica Resistance (2019, sequel di Rebellion uscita tre anni prima), prodotta dalla tv pubblica irlandese RTÉ e disponibile su Netflix, la bravura di Simone Kirby si fa ammirare grazie a un lavoro tutto in sottrazione, plasmando la crittologa Ursula Sweeney, che opera per il governo inglese negli anni della guerra d’indipendenza, con l’autocontrollo della voce, del volto e dei gesti di chi non deve lasciar trasparire emozioni e pensieri, e con la fisicità minuta e l’eleganza discreta di chi trae vantaggio dal passare inosservato.
Con l’attore Fergal McElherron, suo compagno anche di vita, Simone Kirby ha fondato la società di produzione Hatch Pictures, ed è proprio in veste di produttrice che l’abbiamo incontrata all’IRISH FILM FESTA 2019, dove ha voluto presentare in anteprima mondiale il cortometraggio Clean. In 4 minuti privi di dialoghi, le azioni apparentemente banali del protagonista (lo stesso McElherron) delineavano una storia inquietante.
A teatro, Kirby era tornata nel 2019 con Cleft, un testo scritto da Fergal McElherron per lei e Penny Layden, e messo in scena al Galway Arts Festival. Da più di un anno, i teatri sono invece chiusi a causa della pandemia, ma Simone Kirby è fiduciosa: «Una delle più grandi qualità della comunità teatrale è che sa come rispondere alle sfide», rifletteva qualche mese fa in un’intervista rilasciata all’Irish Times.
— Valentina Alfonsi