La 12a IRISH FILM FESTA presenta undici cortometraggi in concorso per la categoria Drama (qui parliamo invece dei documentari): film in bianco e nero, opere ispirate a esperienze di vita vissuta e altre che affrontano temi di grande rilevanza sociale.
Qui presentiamo Ask Me Now di Ed Cleary, Camlo di David Moody, Don’t Be Afraid di Mark McCauley, Hold the Line di Laura O’ Shea e Karen Killen, e No Place di Laura Kavanagh.
Ask Me Now di Ed Cleary
«Lo sceneggiatore Eoghain Meakin e io volevamo raccontare le difficoltà e i compromessi della vita creativa, soprattutto per chi lavora ai margini: il jazz ne era una metafora perfetta. Amiamo molto l’estetica jazz, che però non gode della considerazione che meriterebbe», spiega Ed Cleary, che l’anno scorso aveva partecipato al concorso di IFF con il mockumentary Lava Lisa.
Per Ask Me Now, Ed ha scelto una fotografia in bianco e nero: «L’obiettivo era dare alle immagini una qualità antica, che rimandasse a un’epoca in cui il jazz era ancora un genere musicale di prima importanza. Dovendo girare la maggior parte delle scene in esterni e di notte, sapevamo che la resa dei contrasti tra luci e ombre sarebbe stata determinante. In più, non potevamo permetterci grandi investimenti sull’illuminazione o sulla correzione del colore in post-produzione, quindi il bianco e nero ci ha semplificato le cose. Insomma, Ask Me Now è corto che parla di un artista in difficoltà realizzato da una produzione senza budget!»
Camlo di David Moody
«Camlo è nato per caso», racconta il regista David Moody, di cui l’anno scorso abbiamo presentato Listen.
«Stavo passeggiando in un parco di Belfast quando ho incontrato un gruppo di ragazzini rom. Uno di loro mi ha detto “ciao”, così mi sono fermato e abbiamo chiacchierato un po’. Sono rimasto colpito dal fatto che il livello di conoscenza della lingua inglese variava molto da bambino a bambino, e loro mi hanno spiegato che alcuni erano arrivati da poco in città e non tutti frequentavano la scuola. In seguito mi sono informato meglio, soprattutto grazie alla Equality Commission e al NI Executive, e ho scoperto che in effetti molti bambini rom non continuano a studiare dopo le elementari».
Da qui, l’ispirazione per la storia di Camlo, un ragazzino che si guadagna da vivere vendendo giornali in una città, Belfast appunto, che non lo accetta: «Volevo mostrare cosa accade quando si viene dimenticati dalla società, ma senza particolari riferimenti a persone reali. Per me è stata un’esperienza importantissima, ho imparato molto sulla cultura e lo stile di vita dei rom».
Don’t Be Afraid di Mark McCauley
Don’t Be Afraid di Mark McCauley racconta la morte misteriosa di una giovane donna al centro di Derry e l’indagine che ne segue: «Il corto nasce da un’idea più articolata per un lungometraggio su cui stavo lavorando con lo sceneggiatore Desmond Doherty, che ha esperienza nel settore legale», dice il regista.
«In quella prima bozza il detective protagonista era un uomo ma ho poi ho preferito raccontare la storia da un punto di vista femminile, così da rendere più interessante la sua connessione emotiva con la vittima. Ho cercato di raccontare come la burocrazia legale tenda a deumanizzare le vittime, e questo porta anche l’agente di polizia a mettere in discussione il proprio ruolo».
Hold the Line di Laura O’ Shea & Karen Killen
«Hold the Line è un film molto personale», ci racconta Laura O’ Shea, che del corto è regista, sceneggiatrice e interprete.
«La storia è ispirata alla mia esperienza come lavoratrice in un call centre a Limerick, quando avevo 23 anni e dovevo mettere da parte i soldi per la scuola di recitazione a Dublino. Mi capitava di parlare con persone di tutti i tipi, alcune gentili, altre meno. Era dura a volte, ma la gente trovava sempre un modo per sorprendermi. La sceneggiatura di Hold the Line corto si ispira a una vera telefonata di una cliente che ho ricevuto in quel periodo: non ricordo più il suo nome, ma non dimenticherò mai la sua storia».
No Place di Laura Kavanagh
«La sceneggiatura di No Place si ispira alle vere storie di famiglie rimaste senza casa e costrette a vivere in sistemazioni temporanee», spiega la regista Laura Kavanagh.
«Gli affitti sempre più alti e la mancanza di una buona edilizia sociale hanno reso la situazione drammatica sia in Inghilterra sia in Irlanda. I dati raccolti dall’associazione Shelter, che si occupa di emergenza abitativa, rivelano come più della metà delle famiglie senza un tetto siano composte da persone che lavorano. Con il mio corto ho voluto affrontare l’argomento da un punto di vista umano, e rendendo il racconto più coinvolgente attraverso una struttura narrativa che procedere per flashback».
Le proiezioni dei cortometraggi:
Giovedì 28 marzo, ore 17.00 – Sala Deluxe
Venerdì 29 marzo, ore 18.30 – Sala Kodak