Tre domande a… Jack O’Shea, regista di A Coat Made Dark

Intervista a Jack O'Shea - A Coat Made Dark - Irish Film Festa

 
Un uomo segue gli ordini di un cane: deve indossare un misterioso soprabito con impossibili tasche. È la misteriosa trama di A Coat Made Dark, uno dei cortometraggi d’animazione in concorso alla 10a edizione di Irish FIlm Festa (dal 30 marzo al 2 aprile alla Casa del Cinema di Roma).

Ce ne parla il giovane regista Jack O’Shea, i cui lavori sono stati selezionati da vari festival internazionali, incluso l’importante festival dell’animazione di Annecy.

 

Quali tecniche hai usato per l’animazione del corto?

Il corto è realizzato in animazione digitale. Ho sperimentato anche un approccio più tradizionale, utilizzando materiali organici, ma alla fine mi sembrava che la tecnica digitale mi permettesse di catturare con più precisione l’estetica di cui avevo bisogno per il film.

 

La palette cromatica è minimale e molto forte, come l’hai definita?

Gran parte della storia si basa sui non detti, perciò era importante, anche dal punto di vista visivo, nascondere al pubblico ciò che appare sullo schermo attraverso vaste aree nere. In questo modo i dettagli rimasti visibili acquistano una forza maggiore, e al tempo stesso offrono delle suggestioni riguardo a ciò che si cela nell’oscurità.

 

What about the voices of your characters – Hugh O’Connor, Declan Conlon and Antonia Campbell Hughes?

Tutti i personaggi sono molto restii a parlare. Avendo dei dialoghi così limitati, le performance vocali degli attori sono cariche di tensione, e molto attente a particolari quasi impercettibili.