Andy e Ryan Tohill sono i registi di Insulin, uno dei cortometraggi live action in concorso all’Irish Film Festa 2016.
La sceneggiatura di Insulin è di Stephen Fingleton, regista e sceneggiatore del lungometraggio drammatico d’ambientazione post-apocalittica The Survivalist, anche questo in programma all’Irish Film Festa. Insulin, The Survivalist e un altro cortometraggio, Awaydays di Michael Lennox (Boogaloo & Graham), sono ambientati nello stesso oscuro e violento mondo distopico.
Insulin racconta la storia di un uomo che, rinchiuso in una farmacia fatiscente, cerca di garantire la sopravvivenza della moglie diabetica grazie alle poche dosi di insulina rimaste e barattando medicine all’esterno in cambio di cibo. Del cast fanno parte Barry Ward (Jimmy’s Hall), Tara Lynne O’Neill, Ciaran Flynn e Sophie Harkness.
Insulin fa parte di un progetto più ampio che include che The Survivalist e Awaydays: potete dirci qualcosa di più su questo mondo narrativo concepito da Stephen Fingleton?
Il mondo creato da Stephen Fingleton non ha a che fare solo con il crollo della società ma anche con il potere della natura che si reimpadronisce dell’ambiente, ormai in decadimento, creato dall’uomo.
Con Insulin abbiamo voluto confrontarci con la visione di Survivalist secondo una prospettiva diversa, ovvero eliminando completamente la natura dal film. La storia qui infatti è ambientata in un contesto urbano, uno spazio chiuso e oppressivo. La rovina del mondo esterno non viene mai mostrata e i personaggi si aggrappano a un’impossibile speranza di sopravvivenza dall’interno della loro farmacia ormai sfornita.
Come avete lavorato con gli attori su una storia così impegnativa dal punto di vista emotivo?
Le riprese sono durate due giorni e così non c’è stato molto tempo per provare, ma la sceneggiatura di Stephen era scritta in modo così brillante, nella sua scarna semplicità, da delineare con estrema chiarezza ogni personaggio. Gli attori sapevano che il tema del film era la sopravvivenza ad ogni costo, a quel punto si trattava solo di farli entrare nel giusto stato mentale. Il Trader (l’uomo che si presenta alla farmacia in cerca di insulina, ndr) rimane per quasi tutto il tempo fuori campo, quindi sempre staccato dagli altri personaggi. Questa distanza, unita alla mancanza di familiarità, è stata molto importante per le loro interpretazioni, dal momento che tutto il film ruota sul fidarsi o meno di un estraneo.
Dove è stato girato il film?
Era necessario un grande lavoro di scenografia per rendere credibile agli occhi del pubblico questa società in decadenza, e tutto doveva risultare chiaro da un paio di stanze: in definitiva ci servivano quattro mura e un soffitto. Ma doveva essere un ambiente che potevamo modificare senza timore di rovinarlo, quindi era fuori discussione utilizzare una vera farmacia. Poi ci è venuto in mente il vecchio locale del fornaio, ormai vuoto da una decina d’anni, che si trova proprio di fronte alla casa della nostra famiglia a Belfast, ed è proprio lì che siamo finiti per le riprese. Girare nel quartiere della nostra infanzia, lo stesso dove siamo cresciuti realizzando piccoli film con i nostri amici, ci ha trasmesso uno strana nostalgia.