Dopo averne proiettato la filmografia completa nel corso delle passate edizioni, l’Irish Film Festa 2015 ha dato il benvenuto a Lenny Abrahamson: il regista ha incontrato il pubblico domenica 29 marzo dopo la proiezione del suo film più recente, Frank, interpretato da Michael Fassbender (che recita con il volto coperto da una maschera), Domhnall Gleeson, Maggie Gyllenhaal e Carla Azar.
Jon (Gleeson), un giovane aspirante musicista, scopre di non essere all’altezza della situazione quando si unisce a una band di eccentrici performer, i Soronprfbs, guidati dal misterioso ed enigmatico Frank (Fassbender), un genio della musica che si nasconde dietro una enorme testa di cartapesta, e dalla sua terribile partner Clara (Gyllenhaal). La figura di Frank è liberamenbte ispirata a Frank Sidebottom, alter ego del comico e musicista britannico Chris Sievey, e ai cantautori Daniel Johnston e Captain Beefheart. La colonna sonora di Frank è stata composta da Stephen Rennicks.
L’incontro con Lenny Abrahamson alla Casa del Cinema di Roma è stato condotto dal direttore artistico del festival Susanna Pellis e dal musicista Maurice Seezer.
IL GENIO E LA FOLLIA
Frank va contro una certa idea, tipica della cultura americana, secondo cui puoi avere o diventare qualunque cosa, basta volerlo. Da qui deriva l’idiozia da X-Factor: persone senza talento e capacità che pensano basti avere passione per arrivare al successo. Jon nel film è proprio questo tipo di persona: ha confuso i valori umani con i traguardi che intende raggiungere – qualcosa che peraltro può capitare a tutti noi. Un altro stereotipo che Frank vuole cancellare è il legame tra genio e pazzia: la mente umana è complessa, e i creativi sono spesso persone che hanno enormi difficoltà a stare al mondo. Il disagio mentale non deve essere visto come qualcosa di cool, perché genera una sofferenza reale. E la sofferenza non è cool. Allo stesso modo, la presunta normalità non rappresenta, come crede Jon all’inizio del film, un ostacolo alla creatività.
MICHAEL FASSBENDER: IL VOLTO E LA MASCHERA
La maschera è liberatoria: ci si può nascondere e proiettare sulla maschera, di volta in volta, la parte di sé che si preferisce. Il volto delle star, in particolare di quelle come Michael che sono considerate dei sex symbol, si trasforma spesso in un’immagine di proprietà del pubblico, e si fa fatica a vederlo ancora come un vero volto semplicemente umano. In Frank, grazie alla maschera, vediamo solo le capacità interpretative di Michael Fassbender. Per quanto riguarda l’impatto che lui ha sul pubblico femminile, vi dico solo che andare in giro con Michael è come trovarsi in Gli uccelli di Hitchcock, solo che nel nostro caso gli “uccelli” sono le fan, attratte da una forza irresistibile. Da uomo, per me, è un’esperienza piuttosto umiliante (ride, ndr).
LA MUSICA E IL PROCESSO CREATIVO
Non volevamo che Frank fosse un musical, piuttosto un film nel quale la musica e il processo creativo che c’è dietro apparissero realisticamente come parte integrante della storia e dei personaggi. Per ottenere questo risultato era necessario non essere troppo rigidi, ma allo stesso tempo non potevamo neanche arrivare sul set e improvvisare, così abbiamo scritto la colonna sonora parallelamente alla sceneggiatura, identificandoci noi per primi con i protagonisti. Ci siamo divertiti molto a trovare ispirazione anche in oggetti apparentemente insignificanti. La parte più difficile, sia in fase di scrittura che di riprese, è stata la canzone finale, I Love You All: Michael l’ha affrontata in modo eccezionale, ha saputo trasmettere tantissime emozioni.
Sapevamo poi di aver bisogno, per i Soronprfbs, di un vero batterista: la sezione ritmica è troppo importante, non poteva essere recitata. Carla Azar si è rivelata una scelta fantastica: lei aveva già ricevuto altre proposte cinematografiche ma non aveva mai accettato. Il personaggio di Nana però le è piaciuto così tanto che a noi ha detto subito sì. E poi c’è Clara, interpretata da Maggie Gyllenhaal, che suona il theremin. Nella prima stesura della sceneggiatura il personaggio si chiamava Klaus in omaggio a Klaus Kinski: un personaggio aggressivo, che incute timore. E dato che lei rifiuta completamente la musica commerciale, le abbiamo messo in mano il theremin, uno strumento che difficilmente vedremmo in una pop band. Maggie ha impiegato sei mesi per imparare a suonarlo, anche lei è stata bravissima: è una persona meravigliosa, la definirei nobile.